La Commissione speciale scolastica del Gran Consiglio aveva chiesto nei giorni scorsi al Consiglio di Stato di rinviare la fase di sperimentazione della riforma relativa alla "scuola che verrà" poiché non vi sarebbe tempo a sufficienza per tirare le somme dopo la consultazione. Il consigliere di Stato Manuele Bertoli, direttore del Dipartimento educazione, cultura e sport (DECS) ai microfoni della RSI ha spiegato che, a suo avviso, sarebbe stato più opportuno un colloquio con i vertici del DECS prima di formulare la richiesta.
Bertoli poi sottolinea come "la tempistica del progetto fosse conosciuta da mesi" e come "non sia un caso che la consultazione termini a marzo e la sperimentazione cominci a settembre". Infatti già in fase di consultazione, rileva il ministro, si potranno "avere riscontri utili sui temi che risultano più discussi".
"Si sono del resto già tenuti parecchi incontri", continua Manuele Bertoli, "che ci hanno fornito dati su cui si sta lavorando", senza ovviamente aspettare il termine del 31 marzo per scoprire come è andata la consultazione". Quest’ultima, d’altronde, è una fase "molto importante" ma su basi teoriche, mentre la sperimentazione concretizza nella pratica tutta una serie di elementi. Sono perciò due fasi rilevanti quanto complementari (e non alternative) tra loro.
Secondo il direttore del DECS non si è voluto instaurare il dialogo utile per capire una serie di precisazioni che sarebbero state utili per confrontarsi e non trovarsi nella situazione in cui si è adesso. E’ inoltre d’accordo sull’esigenza di avere il tempo necessario per approfondire tutti gli elementi, ma "non si può neppure far passare gli anni inutilmente per un progetto che entrerà in vigore comunque nella prossima decade".
CSI/EnCa
Dal Quotidiano:
"La scuola che verrà" un anno più tardi
Il Quotidiano 29.11.2016, 20:00