Ticino e Grigioni

Blue Whale, fiducia e paura

La manipolazione della mente che sta alla base del "gioco" mortale non attecchisce su chiunque, ma è utile saperla riconoscere

  • 17 maggio 2017, 18:33
  • 23 novembre, 05:40
Non bisogna credere a tutto, ma è giusto prestare attenzione

Non bisogna credere a tutto, ma è giusto prestare attenzione

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“Il fenomeno va preso sul serio, ma è importante sottolineare che il meccanismo di manipolazione della mente non attecchisce in modo indifferenziato su tutti gli adolescenti”. Parola di Fabio Iafigliola, psicologo e psicoterapeuta FSP/ATP, con il quale abbiamo provato ad analizzare lo schema del Blue Whale challenge, il gioco virtuale che istigherebbe i giovani al suicidio (vd correlati).

Il senso di sicurezza

“Un "gioco" così ben congegnato è in grado di offrire una struttura rassicurante a chi – presentando delle fragilità - può trovarsi in un momento della vita in cui ne è sprovvisto”, spiega Iafigliola. “Il fatto di sapere di ricevere, giorno per giorno, un compito, dà al giocatore l’idea di seguire uno schema ben preciso e ciò gli trasmette un senso di sicurezza. Se già la prima richiesta – continua lo psicologo – contiene un compito difficile (nel caso di Blue Whale: incidersi il braccio o la mano) è perché si mira a compiere una prima selezione tra i ragazzi: ci vuole un certo tipo di predisposizione per assecondare fin dal principio simili richieste”.

Immuni al dolore

Prendendo poi in considerazione le altre sfide proposte, Iafigliola parla di vere e proprie tecniche di manipolazione, finalizzate a coinvolgere il giovane, facendolo proseguire. “Intravedo ad esempio la tecnica di psicologia sociale chiamata pied dans la porte, che consiste nel porre prima una richiesta facilmente realizzabile, seguita poi da una seconda più difficilmente attuabile. In questo modo ci saranno più possibilità che il giocatore esegua anche il secondo compito”. Un altro espediente è quello definito dallo psicologo desensibilizzazione di episodi di violenza o di rischio: “Quando si chiede al ragazzo di salire su un tetto e lo si fa in maniera ripetuta si ottiene una desensibilizzazione della paura stessa. È un sistema che si usa, in modo diverso, anche per guarire alcune fobie, come le vertigini. Identico obiettivo lo si raggiunge ordinando al partecipante di guardare più volte filmati violenti inviati dai curatori”. L'accumulo di stimoli violenti diminuirebbe infatti il disgusto verso un certo tipo di attegiamento. Ultimo punto fondamentale è la costruzione di una relazione segreta, in questo caso con il “curatore”: “È un altro elemento che favorisce l’instaurazione di un rapporto di fiducia con il giovane”.

La cronaca

Mercoledì, sulla questione, è stata presentata un'interrogazione al Consiglio di Stato ticinese. I promotori segnalano un caso nel cantone. La polizia non conferma. Non confermato resta anche il numero delle morti legate alla balena blu. Importante, oggi, è - sapendo che il fenomeno esiste - cercare di capirlo e combatterlo.

CaL

Dal Quotidiano:


02:51

La "balena blu", paura anche in Ticino

Il Quotidiano 17.05.2017, 21:00

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