Si è chiuso con una condanna più lieve del previsto il processo contro il 52enne di origine serba residente nel Luganese reo di aver minacciato e ripetutamente picchiato sua moglie per l’intero mese di settembre del 2023. All’uomo è stato imputato un caso di coazione sessuale, ma è stato prosciolto dal reato più grave, di violenza carnale reiterata per 17 volte.
Rispetto alla richiesta di pena formulata giovedì dalla procuratrice pubblica Margherita Lanzillo, la sentenza della Corte per le assise criminali è stata dunque nettamente più clemente. Invece degli 8 anni e 11 mesi chiesti dalla pubblica accusa, la condanna è stata ridotta a 31 mesi totali, di cui 16 sospesi per 5 anni.
Gli unici capi d’accusa confermati sono dunque la coazione sessuale in un singolo caso, per ammissione dello stesso imputato, e una serie di lesioni lievi. Secondo il giudice Marco Villa, in merito alla violenza carnale, alcune dichiarazioni della moglie sono risultate troppo contradditorie e troppo vaghe sono state anche alcune descrizioni: la Corte si è dunque trovata “in difficoltà e nell’impossibilità di stabilire come si siano davvero svolti i fatti e in quale sequenza”.