"Ho perso la parola guardando il Cacciatore sotto la pioggia. Era bellissimo, ma faceva freddo. E stamane mi sono svegliato senza voce. Non riesco a parlare, ma cosa mai potrei dirvi? Volete che balli o che canti?" Michael Cimino ha esordito così, con autoironia, strappando al folto pubblico presente allo Spazio Cinema del Festival di Locarno la prima di una lunga serie di risate. E poi ha parlato per due ore, alternando aneddoti, aforismi e prese di posizione anche dure a chiacchiere e sketch, da navigato uomo di spettacolo.
"Non ho studiato cinema. Sono un architetto frustrato che è capitato nel business del cinema per caso. Dunque mi chiedo continuamente perché ho fatto quello che ho fatto. Perché sono entrato nella folle prospettiva di fare cinema? E sapete cosa penso? Che non lo so. Sono atterrato a Locarno come un asteroide dallo spazio e non so proprio cosa dovrei dire. Dunque chiedetemi qualcosa", ha aggiunto. E a quel punto sono partite mille domande. Ecco le sue risposte.
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Il cinema
"Ad Hollywood c'erano belle donne e belle macchine. A me piacevano entrambe. Ed il cinema era un'opportunità per averle tutt'e due".
Le idee
"Se vi guardate dentro, in profondità, troverete sempre dei nuovi personaggi. Vi aspettano. Basta lasciarseli entrare nel cuore. Io non sono ispirato da idee. Per esempio non farei mai un film sul cambiamento climatico. Non mi interessa. Ma un uomo che vuole conquistare il mondo, ecco, ci potrei pensare".
La verità
"È difficile essere autentici con sé stessi. Si è sempre sull'orlo dello stereotipo, rischiando di scivolare in un qualche ideale, dunque nei cliché. E la risposta è sempre nella verità. E' questa ricerca il vero lavoro, quando si scrive".
La debolezza
"La mia debolezza? Parlo troppo. Scusatemi".
La critica
"La critica è inutile. Voi pensate che Luciano Pavarotti leggeva la critiche? Chi era il giornalista che poteva insegnargli qualcosa sul do? Dio?"
La montagna
"Se non rispetti la montagna, ti uccide. Per il cinema è la stessa cosa: se vuoi filmare una montagna, ma c'è una nuvola che la copre, devi aspettare. Come regista guardi sempre l'orologio perché il tempo è denaro. E la montagna ti guarda perché vuole vedere se tu hai il coraggio di aspettare. E ad un certo punto dirà: ora va bene, ti rivelo la mia vera bellezza. E allora puoi filmarla. Per questo io, dopo ogni ripresa, la ringrazio. Per avermela donata".
La guerra
"Tutte le guerre sono difficili da capire. Quale è semplice? La guerra è follia. Una pazzia creata dagli anziani, mentre i giovani ne pagano il prezzo. Sono stufo di questi anziani che uccidono i giovani a causa delle loro stupide idee. Qualunque film sul genere, se è una grande pellicola, automaticamente è contro la guerra. Perché se dice la verità, allora ne racconta la follia. Io credo che è ora di dire basta. Tutti noi dobbiamo alzarci e dire basta. Non vogliamo più morire per voi e per le vostre stupide idee. E scusate - afferma con la voce tremante dall'emozione - se mi sono lasciato trascinare..."
I registi
"I registi non dovrebbero essere delle star. Dovrebbero unicamente stare dietro la telecamera. Una volta era così. Nessuno sapeva che aspetto avesse John Ford".
Il sogno americano
"Se credo nel sogno americano? Certo. Come si spiegherebbe sennò che tante persone ogni giorno cercano di entrare negli Stati Uniti? Oppure dall'Africa in Italia? O in Inghilterra? Lo fanno per seguire i loro sogni".
Joe Pieracci
Cimino: ''Non sono un professore, dunque mi siedo qui...''
rsi 10.08.2015, 18:04