Emergono importanti dettagli dall’inchiesta aperta nei giorni scorsi contro un funzionario del Dipartimento sanità e socialità, rimasto a piede libero. Finora era nota solo l’accusa di coazione sessuale. In realtà contro l’uomo – si è appreso lunedì – si ipotizza anche violenza carnale.
A subirla sarebbe stata la donna che ha sporto denuncia, dando avvio alle indagini. I fatti risalgono alla prima metà degli anni Duemila, quando l’allora minorenne ebbe con lui – altra novità – una relazione vera e propria. Si frequentarono per circa due anni, durante i quali sarebbero appunto avvenuti i soprusi. La violenza carnale, e soprattutto (per il numero di casi) la coazione sessuale. La ragazza si sarebbe cioè sentita obbligata ad avere rapporti intimi. E questo sia in ragione della differenza di età, sia del carisma che l’imputato esercitava su di lei.
In un’occasione il dipendente del DSS avrebbe anche cercato di approfittare della sua carica, promettendole un permesso per lo svolgimento di una manifestazione.
Meno pesanti gli addebiti riferiti alla seconda, presunta vittima (all’epoca pure minorenne), che al contrario dell’altra non si è costituita finora accusatrice privata. Si parla infatti di un unico episodio.
Il funzionario, difeso da Niccolò Giovanettina, respinge con fermezza ogni addebito. Sulla sessantina, per conto del Cantone lavorava da tempo proprio nell’ambito delle politiche giovanili. Il Consiglio di Stato ha deciso di sospenderlo e di avviare un’inchiesta amministrativa.
Francesco Lepori