L’amministrazione cantonale ticinese, che al suo interno conta circa 10'000 dipendenti, dei quali più della metà sono donne, non presenta differenze salariali di rilievo, stando ai risultati di un’analisi interna. Tuttavia, parità salariale non sempre fa rima con opportunità di carriera: solo il 21% di chi ha funzioni dirigenziali è donna.
In questi ambiti “è più difficile conciliare il lavoro con la famiglia e bisogna avere un tasso di occupazione elevato: questo crea quei cosiddetti ostacoli invisibili alla possibilità delle donne di accedere a queste posizioni”, spiega alla RSI Rachele Santoro, delegata per le pari opportunità. “Sono comunque stati fatti dei passi avanti – le fa eco Raniero Devaux, caposezione delle risorse umani dell’amministrazione cantonale –. È stato tolto il grado di occupazione minimo per le funzioni dirigenziali, è possibile lavorare in queste posizioni anche a livello parziale, sono stati creati asili nido e dal 2020 è stato introdotto il telelavoro per conciliare l’attività professionale con la vita privata, inoltre c’è la possibilità di svolgere queste mansioni in job sharing. Sono tutte modalità nuove che permettono di conciliare meglio lavoro e famiglia”.
Iniziative che in sostanza hanno favorito le carriere femminili, passate dal 7,5% del 2005, al 21% del 2022. “È chiaro però che bisogna sostenere ancora di più le opportunità di carriere attraverso misure di conciliabilità, magari riducendo anche la percentuale di lavoro degli uomini affinché ci sia più equità all’interno della coppia nella suddivisione dei compiti familiari”, conclude Rachele Santoro.