Passaggio al primato dei contributi (sulle prestazioni), contributo di risanamento del 2% sui salari a carico del datore di lavoro, ricapitalizzazione per 448 milioni da parte del Cantone (881 milioni con gli interessi): sono alcune delle misure contenute nella riforma della cassa pensione dello Stato, adottata dal Governo ticinese, che ha lo scopo di risanarne i conti.
Sospeso l'adeguamento al rincaro delle rendite
Nel messaggio indirizzato al Gran Consiglio è prevista anche la sospensione dell'adeguamento al rincaro (fino a un'inflazione cumulata pari al 15%) che graverà sui pensionati, mentre i dipendenti cantonali vedranno aumentata la quota loro spettante (dal 37,5% al 50%, così come per il datore di lavoro) per la rendita-ponte in attesa dell'AVS percepita dai prepensionati.
Si tratta di "sacrifici che vengono ripartiti tra più attori" (pensionati, assicurati attivi, datore di lavoro e Cantone) ha affermato la direttrice del DFE Laura Sadis, che ha voluto insistere sui concetti di equità e giustizia intergenerazionale. In totale i versamenti di qui al 2052 (orizzonte temporale entro il quale il grado di copertura della cassa dovrà essere portato dall’attuale 62,7% all’85%) raggiungeranno la ragguardevole cifra di 1,7 miliardi di franchi.
Sforzi simmetrici tra datore di lavoro e assicurati
Un “progetto imponente” che affronta la questione del risanamento in termini di “maggiore equilibrio”, ridisegna il piano assicurativo dei dipendenti incentrato sul primato dei contributi e ridefinisce l’organizzazione della cassa pensione”, ha continuato Laura Sadis, secondo cui ora si può contare su un “sistema solido, efficace e finanziabile”.
Da parte sua Pierre Spocci, amministratore della Cassa Pensioni dello Stato, ha parlato di “sforzo simmetrico tra datore di lavoro e assicurati” e di “piano di risanamento molto incisivo” (gli impegni verso gli assicurati attivi si riducono di 140 milioni all’anno nel primo quinquennio della riforma). Sullo sfondo restano però due temi suscettibili di discussione.
Due questioni aperte
Quello del passaggio dal primato delle prestazioni a quello dei contributi (uno percepisce sostanzialmente quanto cumulato) e quello della ricapitalizzazione a carico del Cantone. La prima questione è stata largamente adottata da quasi tutti i cantoni ed è stata decisa nel corso della discussione sulla scorta di vari approfondimenti convergenti.
Riguardo invece al contributo di risanamento di 448 milioni (881 con gli interessi) del Cantone (che grava quindi in ultima analisi sui contribuenti ticinesi), la direttrice del DFE ha detto che è “notevole ma necessario e, soprattutto, non ulteriormente procrastinabile”. Spetta quindi ora al Gran Consiglio confrontarsi con questa problematica, con una soluzione concreta sul tavolo, come spiega Lara Sadis.
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L'interrogativo che ci si può porre oggi è se con questo Messaggio si mette fine a una vicenda, quella del risanamento dell'istituto previdenziale cantonale, che si trascina da quasi un decennio. Dal 2005 il deficit, complice anche la crisi mondiale del 2008, è cresciuto di oltre 800 milioni sfiorando i 2 miliardi ed è peggiorato il grado di copertura, nonostante gli interventi tampone promossi nel corso degli anni. Sul punto il commento della direttrice del DFE.
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Leonardo Spagnoli