A nove mesi di distanza dalla tragica alluvione che ha devastato la Vallemaggia, quella di sabato sarà una giornata importante per la Val Bavona. Riapre infatti al traffico la strada consortile. Tornano agibili i 12 chilometri di questa strada, che attraversa 12 frazioni, da Cavergno a San Carlo; ed è un po’ il superamento delle difficoltà di una valle devastata dalla frana staccatasi dal torrente Larecchia nella notte tra il 29 e il 30 giugno 2024. Una tragedia naturale, ma soprattutto umana con un bilancio tragico di sette morti.
Venerdì sera, Il Quotidiano ha voluto sottolineare questa riapertura dando voce alle autorità, come la sindaca di Cevio Wanda Dadò che parla di “un primo passo per un ritorno alla normalità”. Quanto ai timori che la Bavona diventi meta di un turismo del disastro, risponde Lorenzo Dalessi, presidente della Fondazione Valle Bavona: “La speranza è che chi verrà a visitare la valle nei prossimi giorni non si fermi solo nei luoghi del disastro, ma continui visitando tutto il territorio. E che chi si fermerà qui lo faccia con un senso di rispetto per la catastrofe che è avvenuta”.
Alle telecamere della RSI si è espresso anche chi in Bavona aveva un’attività. Come gli esercenti. Un viaggio che inizia da San Carlo, l’ultimo paese della valle, dove si trova il ristorante Basodino: “È frequentato da turisti e gente del posto che qui ha le cascine”, dice Piero Burzi, gerente con il fratello Francesco. La ripartenza è stata resa possibile anche dalla generosità delle persone. “Abbiamo avuto aiuti dalla Catena della Solidarietà. Anche per la gente della valle non abbiamo voluto lasciare”.
Scendendo, a ridosso della cascata di Foroglio, sorge il ristorante La Froda, con sei impiegati e i titolari. Questo è sempre stato anche un ritrovo dove si organizzano eventi culturali. La ripresa, qui, è possibile anche grazie ad amici che hanno dato un aiuto finanziario. “Non abbiamo ancora ricevuto aiuti pubblici. Ancora non li abbiamo chiesti e stiamo riflettendo perché il danno è stato pesante”, dice Martino Giovanettina. “Quando fai un’osteria alpina, come questa, in un posto così lontano, non sei obbligato solo a vendere gazzosa e brasato, ma puoi anche fare da intermediatore culturale con proposte apprezzate”.
Anche a Fontana le cicatrici della frana sono molto presenti e il Grott di Baloi è proprio accanto alla devastazione. Marco Kneubühler, che ha un’attività avviata di macellaio, ha deciso di prenderlo in gestione da quest’anno. “Bisogna lanciarsi con l’idea di riuscirci. Se si parte con ottimismo deve funzionare”. La sua voce è rotta dall’emozione quando ricorda i morti, ma subito si fa forza: “Non ho mai visto gente così forte come qui in Vallemaggia”.

In diretta dalla Val Bavona
Il Quotidiano 11.04.2025, 19:00
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