- I mesi passano, l’incertezza resta
- Quella tragica notte di giugno e l’alluvione lampo
- L’economia delle valli in ginocchio
- I danni multimilionari e il borsello che piange
- In Mesolcina importi simili, ma risposte diverse
- Lo spiraglio bernese e le speranze valmaggesi
- Lo sfruttamento delle acque e una proposta per il futuro
I mesi passano, l’incertezza resta
“Questo è il tempo dell’indignazione, perché o siamo capaci di indignarci o altrimenti saremo sempre figli di uno Stato minore”. “Quando ci sono soldi, banche e lobby varie, allora il Consiglio federale non si fa pregare da nessuno. Usa sempre due pesi e due misure”. A sette mesi dal devastante nubifragio del 29-30 giugno, la ferita in alta Vallemaggia rimane ancora aperta, come emerge chiaramente da queste due voci che sono echeggiate – insieme a molte altre dello stesso tenore – durante la serata pubblica dello scorso dicembre, quando si è fatto il punto della situazione con la popolazione.
Nel frattempo qualcosa sembra muoversi anche sul fronte degli aiuti straordinari, ma intanto il territorio porta ancora visibilmente i segni della distruzione e il lavoro di ricostruzione è colossale per dei piccoli comuni di valle. Senza contare che la Valle Bavona è ancora chiusa ai turisti e lo resterà fino alla prossima primavera.
La RSI ha voluto pertanto fare a sua volta il punto della situazione, Mesolcina compresa, con uno speciale di Falò e questo contributo multimediale.
Quella tragica notte di giugno e l’alluvione lampo
L’odore del fango, il rumore dei massi grandi come case che la gravità ha fatto cadere a valle con boati paragonabili a bombe, l’impeto dei fiumi e dei riali che riempiono strade, case e portano via intere fette di territorio. Quello che è andato in scena la notte tra sabato 29 e domenica 30 giugno 2024 è qualcosa di spaventoso, un evento meteorologico che dopo sole poche ore ha lasciato dietro di sé una scia di morte e distruzione: al termine di infinite e sfiancanti ricerche il bilancio farà infatti stato di ben sette vittime, a cui si aggiunge un’ottava persona tuttora dispersa.
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Ondate di piena e colate detritiche anche di grandi dimensioni – causate da una situazione di sbarramento da sud accompagnata da una linea temporalesca stazionaria e rigenerante con intense precipitazioni – hanno causato danni gravi ed estesi e anche il numero di vittime risulta molto importante, sia se confrontato con gli eventi alluvionali dell’ultimo secolo, sia considerando l’estensione “solo” regionale dell’evento. A dirlo è anche il rapporto speciale redatto da MeteoSvizzera sull’evento: in poco meno di 6 ore nell’epicentro, localizzato tra Cavergno, la Bassa Bavona e la Bassa Lavizzara, gli accumuli di pioggia hanno raggiunto valori compresi tra 200 e 250 mm.
“Nonostante l’evento abbia interessato una regione mediamente più limitata rispetto ai disastrosi eventi alluvionali del passato (1927, 1951, 1978, 1987 per citarne alcuni), i quantitativi di precipitazione rilevati sulle poche ore, il numero di vittime e l’entità dei danni a livello regionale presentano l’evento come molto raro, almeno secolare. Considerando che gli accumuli più importanti si sono verificati in sole 6 ore, questo evento può essere considerato come un’“alluvione lampo” (flash flood)” spiega Locarno Monti, sottolineando anche come, nonostante gli eventi alluvionali facciano parte del clima del sud delle Alpi, non si trovano negli ultimi 200 anni casi più intensi. Per rendere maggiormente l’idea, la quantità di acqua caduta in sei ore su questa zona circoscritta – circa 48 miliardi di litri – equivale grossomodo a tutta quella contenuta nel lago Ritom, in Val Piora. Scenari estremi che in futuro potrebbero essere però più frequenti a causa del riscaldamento globale: “L’estremizzazione dei fenomeni è già evidente anche alle nostre latitudini e in futuro non sarà meglio, anche e soprattutto d’estate, dove si alterneranno sempre più periodi di siccità e canicola ad altri con forti precipitazioni temporaleschi concentrati in pochi eventi…d’altronde basti pensare che a ogni grado di temperatura in più sulla media globale corrisponde a un 7% di umidità in più a disposizione nell’atmosfera” conclude Luca Nisi.
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L’analisi meteorologica e idrologica dell’alluvione
RSI Info 05.02.2025, 15:40
Anche il Cantone sta stilando un rapporto idrogeologico e ad occuparsene è l’idrologo cantonale Andrea Salvetti: “Quella di Fontana non era considerata una zona di pericolo per l’abitato, stiamo quindi cercando di capire perché proprio qui è caduta questa immensa colata di detriti. E sembra dovuta a un insieme di fattori: la conformazione del riale, le precipitazioni dei mesi precedenti, ma soprattutto i quantitativi caduti in sei ore”.
Il secondo epicentro dell’evento, considerando i danni sul territorio lo si è avuto a Piano di Peccia, dove in molti ricorderanno i 300 partecipanti bloccati al tradizionale torneo locale di calcio, poi evacuato. Dopo l’alluvione anche in questa parte della valle saranno riviste le zone di pericolo: “Si tratta di un’attività costante che svolgiamo continuamente, ma ovviamente dopo eventi simili l’attività viene intensificata e infatti anche qui sono già stati avviati degli studi che andranno a ridefinire le zone di pericolo dopo questo evento che ha completamente cambiato la morfologia del territorio” dice ancora Salvetti.
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“A Fontana qualcosa d’inimmaginabile” - L’intervista alla geologa cantonale Lorenza Re
RSI Info 05.02.2025, 15:12
L’economia delle valli in ginocchio
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Il grotto Baloi, sul territorio di Fontana in Valle Bavona, è stato solo sfiorato dai detriti, l’acqua però ha sommerso le cantine causando molti danni: “Dal 29 giugno la situazione è rimasta la stessa, come l’avevamo lasciata la sera prima, salutandoci intorno alle 18.30 e dicendoci il classico ‘a domani’…solo che un domani non c’è più stato” – racconta Valerio Presi del Baloi –. Tutta l’economia della valle è praticamente ferma da giugno. In questi mesi di chiusura la famiglia Presi ha dovuto chiedere l’intervento della propria assicurazione – che però ha risposto solo per i mesi di luglio e agosto – e l’indennità per il lavoro ridotto, concessa dal Cantone, ma la situazione finanziaria resta difficile.
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Grotto Baloi, la testimonianza dei coniugi Presi
RSI Info 05.02.2025, 15:22
Anche in Lavizzara le perdite economiche sono ingenti e alcune aziende agricole dovranno delocalizzare l’attività, come quella di Ivan Mattei a Piano di Peccia. “Ho cominciato quando ero ragazzo a lavorare in azienda, che abbiamo costruito con i genitori… vedere in una notte portarti via tutto quello che hai fatto in trent’anni di vita è davvero pesante.”
“Al momento sappiamo più o meno cosa ci dà l’assicurazione, ma una grossa parte resta a nostro carico. Devo dire che per noi non è certamente un momento felice e il pensiero di come portare avanti i lavori, liquidare le fatture e come ricostruire è costante… la liquidità sarà un grosso tema per noi.”
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Piano di Peccia, la testimonianza di Ivan Mattei
RSI Info 05.02.2025, 15:22
I danni multimilionari e il borsello che piange
In tutto i danni a carico dei due comuni valmaggesi ammontano a circa 77 milioni di franchi. Cifre aggiornate fornite dalla Sezione forestale cantonale: “Il Cantone – spiega il capo della Sezione forestale Roland David – metterà sul tavolo 40 milioni di franchi, dieci li mette la Confederazione e circa 27 milioni di franchi sono a carico di tutti gli enti locali. Ad oggi sono queste le cifre che conosciamo, ma un bilancio complessivo e definitivo lo si potrà avere solo alla fine.”
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Le spiegazioni di Roland David, capoufficio Sezione forestale
RSI Info 05.02.2025, 15:29
Di questi 27 milioni, 5 e mezzo sono coperti dalla raccolta fondi, altri saranno rimborsati dalle assicurazioni. Molti però rimangono a carico dei comuni che sono parecchio preoccupati…
A Cevio, tra arginature, strade, rete elettrica e interventi di premunizione sino ad oggi si è dovuto ad esempio far fronte a costi d’urgenza per quasi 10 milioni di franchi, solo in parte sussidiati. I problemi finanziari per la ricostruzione preoccupano anche tutto il comune di Lavizzara. Qui i danni stimati superano i 22 milioni i franchi. Una situazione complessa per il sindaco Gabriele Dazio: “Dal punto di vista finanziario è un grossissimo colpo che difficilmente riusciremo a superare, anche se per certe opere avremo la fortuna di ricevere anche dei sussidi cantonali e federali. Però questi sussidi non coprono mai il 100% della spesa e ci rimarranno a carico il 30 magari in certi casi anche un 40% di spesa che inciderà evidentemente sulle nostre casse e rischia di metterci in ginocchio”.
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Lavizzara, le preoccupazioni economiche nelle parole del sindaco Gabriele Dazio
RSI Info 05.02.2025, 15:35
Gli fa eco la sindaca di Cevio Wanda Dadò: “Per il momento abbiamo ricevuto risposte solo ordinarie, con percentuali ordinarie: il solito 40% per l’approvvigionamento idrico o il 70% per le opere di premonizione e le arginature. Però la devastazione va ben oltre e la ricostruzione ha dei costi immensi, di parecchie decine di milioni di franchi, e il nostro Comune non è in grado di affrontarli da solo. Abbiamo veramente bisogno di una risposta straordinaria per un evento straordinario”.
In Mesolcina importi simili, ma risposte diverse
Spostandoci in Mesolcina - dove la furia del maltempo si era abbattuta neanche dieci giorni prima, il 21 giugno, causando tre morti - i danni per l’ente pubblico sono stimati in circa 74 milioni di franchi, di cui 15 milioni finanziati da assicurazioni e terzi, 40 invece da Cantone e Confederazione. Berna solo per l’autostrada distrutta ha già speso 16 milioni… e rispetto alla Vallemaggia, qui la regione si è risollevata più in fretta. “Ce l’ha fatta perché la Confederazione ha aiutato in modo celere – spiega il capo progetto ripristino per la Mesolcina Luca Plozza –, così come il Cantone da cui è giunto un aiuto sostanzioso e non solo per opere di protezione, ma anche per le strade forestali e quelle agricole, tra le altre cose. E poi qui abbiamo l’assicurazione cantonale dei fabbricati. Questa concomitanza di fattori ha aiutato ad accelerare il ripristino, con cui siamo ancora impegnati”.
Ai comuni mesolcinesi coinvolti restano quindi a carico in tutto 9 milioni di franchi. Una situazione che sembra sostenibile per Nicola Giudicetti, sindaco di Lostallo, centro abitato tra i più danneggiati dal maltempo dello scorso giugno: “Tra Confederazione e Cantone vengono coperti l’80% dei costi e questo aiuto ci dà sicurezza”.
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Le difficoltà di Sorte e le carte del pericolo da rivedere
RSI Info 05.02.2025, 15:48
A questa situazione si aggiunge come scritto la celerità dall’assicurazione fabbricati, che dopo l’alluvione ha subito versato 12 milioni a comuni e privati cittadini, rimettendo sui binari dell’ottimismo la popolazione: “A differenza del Ticino c’è questa assicurazione cantonale dei fabbricati obbligatoria che è intervenuta subito sin dal primo giorno raccogliendo tutte le segnalazioni dei danni dei cittadini e questo ha tranquillizzato la popolazione danneggiata, dandole una prospettiva certa sugli indennizzi. È un grande aiuto anche per noi perché si parla con un solo partner e non con tante assicurazioni private.”
Lo spiraglio bernese e le speranze valmaggesi
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Se finora le speranze valmaggesi sembravano scontrarsi con un muro eretto dal Consiglio federale, che ha più volte confermato di non voler andare oltre al 35% previsto dalla legge – i noti 7,5 milioni di franchi diventati nel frattempo 10 con l’aggiornamento dei costi totali – non concedendo aiuti straordinari, l’accorata lettera spedita dai comuni di Cevio e Lavizzara, accompagnato dagli appelli di deputazione e governo ticinesi, sembrano aver aperto una piccola breccia nelle stanze dei palazzi bernesi.
Accolti dal consigliere federale Albert Rösti la scorsa settimana, Wanda Dadò, Gabriele Dazio e i consiglieri di Stato Claudio Zali e Christian Vitta sono tornati in Ticino con qualche speranza in più in relazione al tanto richiesto aiuto straordinario.
A tracciare un bilancio ai nostri microfoni dopo un’ora d’incontro è Christian Vitta: “C’è stata apertura nel voler approfondire le cifre, così come possibili vie da trovare per rispondere meglio alle attese del Canton Ticino. Dobbiamo quindi attendere questi approfondimenti, ma ad ogni modo è stato un incontro costruttivo”.
Lo sfruttamento delle acque e una proposta per il futuro
Solo il tempo ci dirà quindi se da Berna si metterà mano al portafoglio federale per il tanto invocato aiuto straordinario. La popolazione valmaggese ci conta, anche perché – per dirla con le parole di Fiorenzo Dadò, membro del gruppo di lavoro Fontana-Mondada –, “non dimentichiamo che la Vallemaggia, la Valle Bavona la Valle Lavizzara da 80 anni si adoperano per gli interessi nazionali, mettendo a disposizione quello che è la loro ricchezza con lo sfruttamento delle acque. Si parla di miliardi di franchi che sono usciti da queste valli. Evidentemente oggi ci aspettiamo una contropartita seria in cambio. E questa è proprio l’occasione buona”.
E sempre da Dadò arriva anche una proposta politica e legislativa per il futuro: “Non siamo assolutamente pronti per poter affrontare degli eventi di questo genere ogni tre, quattro, cinque, sei o dieci anni…eventi che prima capitavano ogni 40-50 anni. È chiaro che ci vorrà un fondo per le catastrofi per affrontare le problematiche e le emergenze, ma soprattutto anche le ricostruzioni”.
Vallemaggia, quale ricostruzione?
Falò 04.02.2025, 20:45