Un ingorgo di fango si trova ancora nella galleria tra la diga della Roggiasca e la centrale idroelettrica di Grono. L’impianto è fermo dall’alluvione dello scorso 21 giugno, quando il materiale è entrato nel condotto dalla presa d’acqua. Nel frattempo si lavora per rimuovere il “deposito” di melma. Si stima un costo di milioni di franchi, tra il ripristino dei danni e l’elettricità non prodotta.
Ci vorranno infatti mesi per liberare il cunicolo principale, che complessivamente è lungo 3,5 chilometri. “Lo stiamo svuotando da questa melma - spiega Armando Faccanoni, capo esercizio delle centrali idroelettriche di Mesolcina -. Per adesso abbiamo scavato i primi 400 metri, all’inizio il fango raggiungeva il metro. Ora è un po’ diminuito ma presumiamo di trovarlo sino in fondo. Il problema è che non c’è mezzo di entrare da un’altra parte per capire cosa c’è davanti”.
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SEIDISERA 13.09.2024, 18:19
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Nel cunicolo gli operai procedono rimuovendo il materiale con un escavatore. Difficile fare previsioni: “Dipende da quanto si riuscirà ad avanzare, ma bisogna calcolare 10-15 metri al giorno e davanti a noi abbiamo ancora 3 chilometri. Si parla ovviamente di mesi”. L’impresa rappresenta una prima anche per Faccanoni: “È un’assoluta novità, tanto è vero che prima di decidere come gestire questo evento, abbiamo tenuto diverse riunioni”.
All’origine dell’accaduto, il nubifragio che ormai quasi tre mesi fa ha colpito la regione. Nella diga si è riversata la terra del bosco soprastante erosa dalle piogge e da lì nel canale. Il materiale, spiega il capo esercizio, “è entrato dalla presa dell’acqua. Sicuramente c’è un danno economico, non ancora calcolabile. La centrale resterà ferma per parecchi mesi. Appena potremo, inizieremo a fare le revisioni alle macchine. Il danno sta nel tempo in cui non possiamo produrre, oltre ai costi creati dalla rimessa in servizio. Siamo nell’ordine di milioni”.
Una volta ripulito il condotto che alimenta la centrale le difficoltà non saranno però finite. Ventimila metri cubi di detriti sono depositati sul fondo della diga. Nessun pericolo per la sicurezza, ma il bacino andrà svuotato dal materiale: altro tempo, altri costi.
Il sindaco di Lostallo parla dell’impatto economico
Per i sei comuni del Moesano azionisti della ELIN, la Elettricità industriale SA, proprietaria delle centrali di Grono e Lostallo, niente produzione significa, niente vendita di energia. “L’elettricità, che non potremo produrre presumibilmente sino a fine anno, dovremo acquistarla sul mercato. Speriamo di riuscirci senza spendere troppo”, commenta Nicola Giudicetti, sindaco di Lostallo. “La ELIN era per noi fonte di un discreto reddito. Se viene a mancare un buon 60% di produzione, perché questa era la percentuale dell’impianto di Grono, nei prossimi anni avremo qualche difficoltà”. La speranza è di poter riavviare le turbine il prima possibile. Le spese da coprire preoccupano Guidicetti: “L’investimento sarà grande e quindi aumenteranno i costi di produzione. Ciò significa che un eventuale margine di utile per i comuni sarà molto più ridotto. Se non ci sarà addirittura nei prossimi anni una perdita”.