Terra, erba, funghi, latte, selvaggina e pesce ticinesi 30 anni dopo l’incidente di Cernobyl non destano preoccupazione. Lo conferma il laboratorio cantonale ticinese che, insieme all’ufficio federale della sanità pubblica, a quello cantonale di veterinaria e all’associazione svizzera dei controllori dei funghi, ha svolto analisi approfondite ed estese su diversi campioni nella Svizzera italiana.
La Confederazione non fu risparmiata dalla radioattività trasportata dalle masse d’aria dopo l’incidente al reattore 4 della centrale sovietica il 26 aprile 1986. In particolare a sud delle Alpi, spiega lunedì il laboratorio cantonale, si registrò la più alta contaminazione del terreno e delle piante. Una situazione che, si ricorderà, portò l'invito a "spazzolare l'insalata" di Mario Camani nella memoria collettiva ticinese.
A 30 anni di distanza gli studi dimostrano che le quantità, malgrado certi isotopi siano ancora misurabili, sono oggi trascurabili e non superano i limiti di legge: “la situazione non desta la benché minima preoccupazione”, conclude il riassunto.
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