Ticino e Grigioni

Cervi e boschi, conflitto che il lupo può risolvere

Il cambiamento climatico mina le selve ormai vecchie del territorio, mentre aumenta la presenza degli ungulati che si nutrono di piante - Il predatore potrebbe contribuire alla soluzione

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03:47

SEIDISERA del 20.04.2025 - Il servizio di Luca Berti

RSI Info 20.04.2025, 16:50

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Di: SEIDISERA/sdr 

Lontano dall’attenzione un po’ di tutti - in Ticino - si sta consumando un conflitto tra la popolazione di cervi, sempre più numerosa, e il bosco: gli ungulati rovinano le giovani piante, indebolendo le selve che proteggono gli insediamenti e le opere dell’uomo. Secondo gli esperti non si può tergiversare oltre. Per cercare possibili soluzioni, negli scorsi giorni, l’Associazione dei proprietari di bosco (BoscoTicino) e l’Alleanza patriziale ticinese (tra i maggiori proprietari di selve) ha organizzato ad Ambrì un incontro tra i vari attori coinvolti.

Per Marco Conedera, che è ingegnere forestale e ricercatore presso l’Istituto federale per la foresta, la neve e il paesaggio, gli effetti del cambiamento climatico indeboliscono i nostri boschi, che stanno anche diventando vecchi. “L’ideale, dice, sarebbe poterli ringiovanire e diversificare. Questo è impedito in parte dalla grande presenza di ungulati, quindi stiamo accumulando ritardo e questo potrebbe diventare una bomba a orologeria. Al momento noi abbiamo boschi vecchi e instabili; se dovesse arrivare una tempesta tipo Vaia, o comunque degli inverni difficili con molta neve, verrebbe meno la funzione protettiva di cui abbiamo assolutamente bisogno per poter abitare i nostri territori in sicurezza”.

E se si calcola che in Ticino la metà del territorio è di fatto bosco e praticamente tutto è considerato di protezione, è facile capire l’estensione dei rischi. È però vero che negli ultimi decenni la superficie di bosco è nettamente aumentata. E allora, perché questo allarme? Adrian Oncelli - membro del comitato di Bosco Ticino e Capo ufficio per la pianificazione forestale - precisa che, di fatto, il problema non si presenta a livello quantitativo, ma più che altro a livello qualitativo. Il cervo all’interno del bosco mangia le piante più giovani, sfrega o scorteccia per esigenze alimentari, creando un danno importante alla rinnovazione e quindi la continuità. Lo sviluppo naturale di questi boschi è compromesso o perlomeno messo a rischio.

Gli ungulati, ha ribadito Conedera, purtroppo prediligono proprio quelle specie autoctone di cui noi avremmo bisogno perché sono più resistenti al clima, mentre trascurano, per esempio, le neofite invasive di cui noi faremmo volentieri a meno. Là dove passano i cervi, insomma, prosperano dunque le piante invasive, un problema di difficile gestione. E non basta pensare che sia sufficiente cacciare di più. Andrea Stampanoni, collaboratore scientifico dell’Ufficio caccia e pesca, ha spiegato a Seidisera che ci sono delle normative scientifiche che non lo permettono - normative operative - quindi il numero di cacciatori, condizioni quadro quale l’orografia del Cantone e un quadro legale che non lo permette. Tanto più che negli anni il numero di cacciatori non aumenta e le giornate di caccia restano limitate. Il numero di catture, ciononostante, cresce attorno alle 2’200 all’anno. Non basta però per attuare il piano cantonale, servono allora altri alleati tra questi e, sembra un paradosso, ci sono anche le bandite di caccia e le zone dove i cervi devono essere lasciati riposare. Lo stesso tecnico cantonale riferisce che se non ci fossero sarebbe peggio. In modo particolare le zone di tranquillità, perché la tranquillità del cervo è ufficialmente riconosciuta come uno dei modi migliori per evitare che si cibi del ringiovanimento boschivo in inverno.

C’è poi un altro alleato già da tempo sulla bocca di tutti, anche se come problema e non come soluzione, il lupo. Federico Tettamanti, biologo presso lo Studio Alpino, ammette che l’animale è molto problematico ma - spiega - se guardiamo esclusivamente al’aspetto naturale, il lupo gioca il suo ruolo e può venire in aiuto a diversi altri conflitti e diminuirli. Un conflitto affrontato dal nuovo Piano forestale cantonale attualmente in consultazione. La volontà è quella di bloccare la crescita degli ungulati entro il 2030 ed invertirla entro il 2035.              

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