Ticino e Grigioni

Cittadella della Giustizia: acquistato lo stabile EFG

Luce verde del Gran Consiglio al credito per comperare l’edificio a Lugano e installarvi le autorità giudiziarie - Ma l’ultima parola spetterà comunque ai cittadini

  • 7 febbraio, 18:20
  • 7 febbraio, 21:34

alla fine, conti approvati

Il Quotidiano 07.02.2024, 19:00

  • Tipress
Di: SPI

Da banca a sede delle autorità giudiziarie. Il Gran Consiglio ha dato luce verde mercoledì al credito di 80 milioni di franchi (ma ne serviranno in realtà 76) per l’acquisto dello stabile EFG di Lugano. Nonché ai 6,44 milioni per la sua ristrutturazione e adeguamento logistico per ospitare in futuro le sedi dei tribunali e gli altri uffici previsti. Il plenum ha accolto il rapporto di maggioranza con 54 favorevoli, 26 contrari e 1 astenuto. Bocciati gli emendamenti di UDC e Verdi che chiedevano riduzioni del prezzo e altri risparmi. Ai voti la referendabilità obbligatoria ha raccolto 28 sì e 40 no. Poiché però la quota minima per la referendabilità è di 25 voti, il popolo sarà comunque chiamato alle urne sull’acquisto dello stabile.

Il co-relatore della maggioranza a sostegno dell’acquisizione dello stabile EFG a Lugano, Michele Guerra (Lega) per caldeggiare l’operazione immobiliare ha citato Dante e i noti problemi di infiltrazioni in via Pretorio: “Il Palazzo di giustizia, come Lucifero, è imprigionato in un lago che ogni tanto si ribella e invade gli spazi. Sostenendo questa proposta non solo risolveremo i problemi logistici ma invieremmo un messaggio chiaro, che la giustizia in Ticino sia una priorità e che ci impegniamo a garantire che sia amministrata in un ambiente degno di questo nome”. L’altro co-relatore Matteo Quadranti (PLR) ha ricordato che uno dei temi ancora da sciogliere è quello del prezzo e ha passato in rassegna, rigettandoli, i no sorti contro l’acquisto: “L’oggetto della votazione è stato ridotto di 4 milioni sul prezzo d’acquisto, 80 milioni, indicato nel messaggio. Lo stabile EFG - ha ricordato – offre 24’000 e rotti metri quadri, tra spazi sopra e sotto terra. Trentasette milioni saranno necessari per renderlo adatto all’amministrazione della Giustizia. Alla fine ci troveremo con una Cittadella della Giustizia con i tre stabili per 200 milioni (EFG, più l’attuale palazzo di giustizia in via Pretorio e lo stabile in via Bossi, ndr)”. Quadranti ha tranquillizzato sul fatto che “non c’è nessuno smantellamento della giustizia nelle altre regioni del Cantone”.

Contro si è espressa Samantha Bourgoin (Verdi), relatrice del rapporto di minoranza, la quale ha bocciato l’acquisto dello stabile EFG parlando di un “gigantismo fuori scala” e caldeggiando “una nuova strategia sui contenuti e il funzionamento della giustizia”: “Un edificio figlio della piazza finanziaria degli anni ‘80 che non badava a spese per ostentare lo sfarzo”. Il costo di gestione e manutenzione ordinaria, ha ricordato, “è di 2,7 milioni di franchi all’anno. Fanno ben 81 milioni in 30 anni”. “Che sia solo lo Stato ad aver mostrato interesse al suo acquisto, deve far alzare le antenne”, ha aggiunto la deputata ambientalista. Bourgoin ha invitato quindi il Governo a considerare i cambiamenti di lavoro e di spazi necessari tenuto conto della rivoluzione digitale: “Prima di procedere a nuovi acquisti immobiliari”. Più urgente, ha concluso, accelerare gli studi per i lavori di rimodernizzazione dell’attuale palazzo di giustizia in via Pretorio.

Negli interventi a nome dei gruppi, il PLR con Natalia Ferrara ha portato il proprio appoggio con una stoccata al direttore delle Istituzioni: “Mi auguro che oggi il consigliere di Stato Gobbi possa fare un piccolo mea culpa. Ci sono voluti quattro anni per un messaggio lacunoso, in commissione abbiamo fatto un grande lavoro. Per una Cittadella della giustizia l’acquisto dello stabile Botta è l’unica proposta esistente”. La deputata, che è stata procuratrice pubblica, ha mostrato una fascetta di plastica: “Mi servivano per chiudere le finestre del mio ufficio”. Per il Centro, diviso sul tema, si sono espressi in quattro e dapprima Gianluca Padlina: “Il mio sostegno è oltremodo convinto. L’acquisto non è rimandabile ulteriormente. Non esiste alcun piano B”. Secondo Michel Tricarico: “La trasformazione da banca in palazzo di giustizia è positiva per un riuso del costruito e potrà valorizzare il patrimonio immobiliare del Cantone”. Paolo Caroni ha però evidenziato una criticità, annunciando che una parte del gruppo del Centro non sosterrà il rapporto di maggioranza: “Sul costo resta più di una perplessità. Se un oggetto è fuori mercato è il compratore che gestisce il prezzo”. Secondo Fiorenzo Dadò: “Con l’accentramento di quasi tutta la giustizia ticinese a Lugano si fa strada la mancanza di indipendenza degli organi di giustizia. Nell’attuale palazzo di giustizia non c’è tutto lo sfasciume che si vuole far credere”.

Per la Lega è intervenuto Andrea Sanvido: “Sono molte le persone coinvolte che meritano una nuova casa. Le condizioni di via Pretorio sono inadeguate. L’isolazione del palazzo è inesistente ed entra acqua ovunque. Con i futuri tre stabili della giustizia si stimano 700 posti di lavoro. Il Cantone e Lugano devono lavorare insieme. Il gruppo sostiene con convinzione il messaggio”. Fabrizio Sirica si è espresso, a favore, a nome della maggioranza del gruppo socialista: “L’attuale palazzo di giustizia si trova in uno stato indecoroso e, aggiungo, indecente. Perde letteralmente pezzi. Non possiamo procrastinare, il tempo non guarirà quel calcestruzzo. Dalle crepe passiamo però alla sfarzosità del marmo”. Per Cristina Zanini Barzaghi (PS): “Nel corso degli ultimi anni si sta affermando il principio delle tre ‘erre’ riduci, riusa e ricicla. Il potere giuridico aspetta da decenni risposte logistiche adeguate”. Ci sono però punti da approfondire: “L’importo di 80 milioni andrà soppesato con la tempistica dell’uscita della banca. Prima di concludere si faccia un’ulteriore limatura delle cifre”.

Per l’UDC, che si oppone sul costo dell’operazione, “assolutamente da ridurre”, ha parlato Sergio Morisoli: “Perché siamo arrivati a questo punto con questo palazzo in via Pretorio che è degno delle repubbliche più bananifere della terra? Non è mai stato speso un franco per migliorare quel posto e ora il cittadino, colpevole, deve pagare 80 milioni per rimediare all’inefficienza dello Stato. Dal tempi dell’inceneritore di Giubiasco non assistevamo a un lobbismo così forte. Disturba il pensiero unico che sta a monte. Guai a dissociarsi e sollevare critiche. Sembra che con questo immobile in ballo ci sia la sopravvivenza della Repubblica del Canton Ticino”. Morisoli ha, infine, auspicato che sia la popolazione ad esprimersi attraverso un referendum. L’UDC ha proposto quindi una serie di emendamenti per ridurre il credito a 70 milioni, abbassando il prezzo d’acquisto da 76 a 66 milioni. In caso di non accettazione, sarebbe un no. L’emendamento UDC “per un prezzo equo”, che ha prevalso su quello dei Verdi che chiedeva uno sconto di 30 milioni, è stato però bocciato con 50 contrari, 29 favorevoli e 2 astenuti.

Il Partito comunista con Massimiliano Ay ha sostenuto “che il potere giudiziario deve avere una struttura dignitosa. L’edificio EFG si trova in una posizione di prestigio e il valore del fondo crescerà in futuro”. Per Amalia Mirante (Avanti con Ticino & Lavoro): “Il coraggio non è per forza sinonimo di azione. A volte bisogna fermarsi e prendere decisioni sagge nell’interesse dei cittadini. Questo investimento non può essere fatto, non ora, non così. A conclusione i costi della Cittadella della Giustizia saranno lievitati a 300 milioni. L’acquisto delle stabile EFG è un investimento non buono. A questo prezzo non è un affare”. Per i Verdi Liberali, Massimo Mobiglia: “Lo stabile ex Banca del Gottardo è un’opportunità, in una posizione urbana eccezionale. Un’icona e un bel biglietto da visita per la regione”.

L’operazione è stata ovviamente sostenuta con forza dal consigliere di Stato Norman Gobbi: “Il messaggio attuale è figlio di una trattazione di più di 4 anni, ma se guardiamo la storia del Cantone risale a molto più indietro. Per pianificare ed edificare il palazzo di giustizia attuale ci sono voluti quarant’anni e cinque messaggi governativi”. Tornando al presente, Gobbi ha quindi fatto il punto sulle autorità che troveranno sede nello stabile EFG: “La presunta centralizzazione non è prevista. La separazione fisica tra prima e seconda istanza può essere garantita perché sono tre blocchi”. Al proposito il direttore delle Istituzioni ha citato anche il trasloco del tribunale di espropriazione verso il Locarnese. Sfarzo? “Non è una critica corretta. La costruzione esterna a me ricorda l’OTAF e il centro sportivo di Tenero. Il palazzo non è solo per i magistrati, ma anche per i cittadini come edificio aperto. Diamo finalmente una casa alla Giustizia ticinese”.

In replica a quanto ha obiettato Tuto Rossi su un notaio già prescelto, Gobbi ha affermato che: “Non c’è nessun notaio già incaricato, e il rogito verrà messo a concorso. Il tavolo di sasso non c’è più”. Dubito venga messo a concorso un rogito sotto le soglie, ha obiettato Maurizio Agustoni. “La banca - ha risposto Gobbi - aveva indicato nelle trattative iniziali un avvocato, ma noi siamo disposti a mettere a concorso tutto”.

Sul tema anche il direttore del DFE Christian Vitta, per evidenziare gli aspetti della logistica delle autorità giudiziarie: “Tra le soluzioni quella dello stabile Botta è risultata la migliore”, ha ribadito. La richiesta iniziale della banca, hanno precisato Vitta e Gobbi in coda di dibattito, era di 100 milioni.

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