Il controverso acquisto dello stabile EFG di Lugano con l’intento di trasformarlo nella cittadella della giustizia uscirà dalle secche della politica e approderà in Parlamento, probabilmente a febbraio. L’edificio è stato progettato da Mario Botta negli anni ‘80 e ha visto finire la storia centenaria della Banca della Svizzera Italiana (BSI). Ora si è trasformato in un tormentone della politica: è da anni ormai che il destino dello stabile EFG non viene scritto.
“Probabilmente il messaggio originario non era così completo, non era così esaustivo, il costo dell’operazione e l’oggetto hanno suscitato diverse perplessità però dopo quattro anni di botta e risposta, domande e contro domande, richieste di ulteriori perizie, credo che ora il tempo sia maturo”, spiega ai microfoni della RSI Matteo Quadranti, relatore e granconsigliere PLR.
Ora pare vedersi una timida schiarita. A fine mese, in Gestione ci sarà una firma. Il prezzo dello stabile è stato intanto scontato, di 4 milioni. Da 80 a 76. E sul tavolo di piani B proprio non ce ne sono: “Qualcosa forse si è mosso, adesso dopo quattro anni abbiamo stabilito una data per la firma del rapporto che ho preparato, ovvero il 23 gennaio - continua - Sono state valutate quattro ipotesi, tutte scartate e con prezzi non tanto differenti da questo, e nel frattempo non ne sono emerse altre, neanche dal privato nessuno si è fatto avanti proponendo immobili o terreni”.
Uno degli inciampi è il costo. È stato rivisto quello della ristrutturazione dell’ex Banca del Gottardo. Ma costerà di 200 milioni la cittadella della giustizia e il risanamento degli altri edifici. E poi c’erano i timori di una centralizzazione.
“Fondamentalmente quello che succede è che la pretura penale resta a Bellinzona, il ministero pubblico di Bellinzona, la succursale, viene spostata a Lugano, la corte d’appello ritorna a Lugano come doveva essere già in origine, l’arrocco è un po’ che il tribunale delle appropriazioni dovrebbe andare a Locarno”, spiega Quadranti.
Da tempo, Lega e PLR approvano questo progetto. C’è ancora chi si deve consultare, anche se il progetto non è stato stravolto: “In prospettiva, sull’intera operazione sono 22 milioni in meno, su un’operazione che si dipanerà su 10/12 anni. Quindi salvo l’acquisto di 86 milioni, poi gli altri vengono suddivisi man mano che si faranno i lavori, avranno un’incidenza relativa. Poi si tratta anche di considerare che sarebbe un investimento in centro Lugano che darà anche lavoro all’edilizia che in questo periodo ne chiede”.
Lavori per nulla sicuri, complici un dibattito in Parlamento e forse una votazione popolare.