Il numero delle persone ospedalizzate positive al Covid in Ticino è quadruplicato, passando da 40 a 160, in due settimane. Così la RSI ha fatto il punto sulla situazione degli ospedali ticinesi e sulle difficoltà attuali intervistando il vicecapo dell'area medica dell'Ente ospedaliero cantonale, Mattia Lepori.
Dottor Lepori, le persone ospedalizzate attualmente positive al Covid sono ricoverate per o con il Covid?
"Premetto che è una distinzione un po' difficile da fare... abbiamo fatto effettivamente un'indagine interna sui pazienti che erano presenti l'altro ieri, quindi un'istantanea, dalla quale risulta che il profilo clinico dei pazienti non è sovrapponibile a quello delle ondate precedenti, soprattutto alle prime. Abbiamo nettamente meno pazienti in terapia intensiva. Abbiamo fortunatamente molti meno decessi. Tra i pazienti ricoverati ce n'è una buona metà, che si trova ricoverata unicamente a causa del Covid, mentre l'altra metà si trova in ospedale per problemi cronici che sono stati probabilmente scompensati dalla concomitanza dell'infezione da Covid".
In passato le misure adottate dalla politica servivano anche per permettervi di gestire i pazienti positivi al virus, diminuendo la pressione sulle vostre strutture. Qual è la situazione ora?
"La pressione attualmente è sui reparti di degenza normale. La media d'età dei pazienti ricoverati con un'infezione da Covid è alta. Sono pazienti che hanno in media 78 anni, quindi sono particolarmente indeboliti. Necessitano di un certo tipo di ricovero in isolamento per alcuni giorni. Poi, anche quando si può togliere l'isolamento, perché non sono più contagiosi, necessitano purtroppo di rimanere in ospedale ancora a lungo e questo sta cominciando a provocare difficoltà per trovare posti di degenza. Non dimentichiamo che il fatto di dover isolare in maniera protettiva questi pazienti ci impedisce di sfruttare appieno le capacità d'accoglienza degli ospedali, perché il numero di pazienti che si possono ricoverare in una singola camera risulta diminuito, a volte, dalla necessità di doverli isolare".
Per quanto riguarda il personale, invece, cosa ci può dire?
"Abbiamo vissuto un'estate relativamente tranquilla, dove il numero dei contagi tra i collaboratori era mediamente di 1 o 2 ogni giorno. Attualmente siamo ritornati a cifre di sette/otto contagi quotidiani. È chiaro che è una variabile in più. Per adesso non siamo sicuramente in una situazione di emergenza e di crisi, anche se in determinati settori e in determinate circostanze questo può cominciare a pesare. Ma quello che veramente pesa attualmente è il tasso di occupazione degli ospedali".
Da giovedì è in vigore l'obbligo della mascherina all'interno di tutte le strutture sanitarie. Recentemente avete avuto problemi di circolazione del virus all'interno degli ospedali o, grazie all'isolamento, siete riusciti a limitarla?
"Si fa di tutto per limitarla. Non devo comunque nascondere che abbiamo avuto la scorsa settimana alcuni casi di contagio intra-ospedalieri, quindi pazienti che erano entrati negativi, che hanno contratto l'infezione in ospedale, fortunatamente senza nessun decorso grave. Ed è stata questa la ragione per la quale abbiamo re-introdotto - prima ancora dell'emissione della direttiva del medico cantonale - l'obbligo generalizzato della mascherina. Quindi qualche caso di cosiddetta "infezione nosocomiale", purtroppo, abbiamo dovuto constatarlo di nuovo".