Ticino e Grigioni

DECS-DFA, una terza lettera sull’abilitazione: “È un disservizio”

L’hanno scritta nove docenti che seguono il percorso dei 13 abilitandi in italiano per il medio superiore: “Si favoriscono anni di precariato, sistema da rivedere” 

  • 24 marzo, 12:08
  • 24 marzo, 15:43
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"Il DFA sembrerebbe dimostrarsi più attento al proprio interesse che a quello della scuola”, scrivono i firmatari della lettera.

  • archivio TI-Press
Di: dielle 

Le lettere sono ora tre. I problemi nel percorso di abilitazione per i docenti in Ticino, emersi in relazione al caso dei 13 abilitandi per l’italiano al Dipartimento formazione e apprendimento (DFA) della SUPSI che non avranno nemmeno un’ora a disposizione il prossimo anno, continua a tenere banco. Dopo la lettera dei 13 in questione e una seconda presa di posizione firmata da 62 docenti di italiano, storia e inglese, ora è il turno dei nove docenti che stanno seguendo proprio il percorso formativo dei 13 abilitandi di puntare il dito contro il sistema.

Un sistema formativo sulla cui bontà il Dipartimento educazione, cultura e sport (DECS), secondo i firmatari, deve “interrogarsi”, in quanto “manifesta, da anni, evidenti storture e che rende oltremodo complesso e aleatorio l’accesso dei nuovi insegnanti alla professione”.

Nel caso dei 13 abilitandi, si legge nella lettera, per loro ora “si prospettano anni di precariato prima di poter essere assorbiti nel sistema scolastico”.

Ma la critica come scritto va oltre il caso specifico: “Nel tempo il percorso per diventare docente nel settore medio superiore è diventato, come scrive Fabio Camponovo, che si è occupato per anni della formazione degli insegnanti tenendo corsi sia all’Università di Friburgo sia al DFA, ‘una via crucis e una lotteria’”.

I firmatari sottolineano poi come si tratti di una formazione post-universitaria, “va pertanto considerato che si chiede a dei professionisti di interrompere le loro carriere lavorative e di svolgere un anno di formazione senza stipendio e senza la certezza dell’assunzione”.

Da qui la critica al sistema ibrido e non libero – “come accade invece in altre scuole pedagogiche svizzere – e non realmente professionalizzante, che è a nostro parere indifendibile: promuovendo tale pratica il DFA sembrerebbe infatti dimostrarsi più attento al proprio interesse che a quello della scuola”. Insomma, secondo i nove docenti, il percorso di abilitazione così com’è “risulta un disservizio, perché indebolisce l’istituzione scolastica e la figura dell’insegnante, entrambe già in crisi”.

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