Ticino e Grigioni

EasyJet amplia la presenza in Svizzera

Più voli a partire da Basilea. Zurigo troppo cara

  • 26.08.2012, 17:23
  • 05.06.2023, 18:08
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Passeggeri si imbarcano a Ginevra-Cointrin.

  • KEYSTONE

EasyJet prevede di espandersi ancora sul mercato elvetico, ma non all'aeroporto di Zurigo. La compagnia low cost britannica intende infatti rafforzare la sua presenza soprattutto allo scalo di Basilea-Mulhouse, mentre è critica sulle condizioni poste da quello zurighese.

«Intendiamo aumentare la flotta a Basilea ed eventualmente anche a Ginevra», ha dichiarato la direttrice generale di Easyjet, Carolyn McCall, in un'intervista rilasciata al domenicale Sonntag . «La Svizzera è un mercato importante per noi: attualmente abbiamo 12 apparecchi a Ginevra e 7 a Basilea», ha aggiunto. La compagnia aerea ha in organico 700 dipendenti in queste 2 città, nelle quali 111 posti di lavoro sono stati creati soltanto lo scorso anno. La Svizzera appartiene inoltre al trio di testa per quanto riguarda la crescita del gruppo, con una progressione del 10%, ha precisato la McCall. EasyJet ha potuto ancora aumentare i suoi affari nel secondo trimestre 2012, grazie a nuove destinazioni. Il numero di passeggeri è salito del 14% a Ginevra e del 21% a Basilea.

Zurigo troppo cara

La sua espansione è tuttavia a un punto morto all'aeroporto zurighese. «Zurigo è troppo cara. Non vogliamo pagare per cose che non utilizziamo», ha sottolineato la McCall, che ha menzionato in particolare i nastri trasportatori per i bagagli, usati soltanto da una piccola parte dei passeggeri. «Inoltre, non vogliamo pagare per scalette d'imbarco troppo onerose. Ai nostri clienti non disturba di camminare sulla pista per recarsi fino all'aereo», ha spiegato.

Sportelli superflui?

La direttrice generale di Easyjet non vuole poi spendere soldi in enormi quantità di sportelli che non saranno ben presto più necessari. Dall'anno prossimo, la compagnia aerea low cost intende infatti proporre l'acquisto di biglietti aerei via smartphone. «Apprezziamo un aeroporto che funziona bene ma non abbiamo bisogno di un museo», conclude la McCall.

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