L'esclusione delle zone di confine dalle regole di quarantena disposte per chi rientra in Svizzera da Stati confinanti "da un punto di vista scientifico ha un chiaro senso". Lo afferma Christian Garzoni, direttore della Clinica Luganese Moncucco, commentando così le ultime disposizioni comunicate dal Consiglio federale.
"Oggi i paesi vengono messi su quella cosiddetta lista nera a seconda della media di casi che hanno su tutto il territorio, ma il paese in realtà ha delle zone con tanti casi e altre magari senza", puntualizza lo specialista, spiegando che in caso di epidemia, ci sarebbe comunque la possibilità di introdurre una quarantena anche per le zone di confine. Per quanto riguarda il Ticino, "attualmente quella della vicina Lombardia non è una situazione a rischio secondo le definizioni stabilite dal Consiglio federale, quindi non vedo per quale motivo dovrebbe esserci una quarantena", osserva Garzoni.
La situazione della Svizzera, dove oggi, venerdì, sono stati registrati oltre 500 casi, non è preoccupante ma va tenuta sotto controllo. "Abbiamo constatato un aumento costante dei casi, ma questi numeri fortunatamente non stanno esplodendo: non è un aumento lineare quanto piuttosto esponenziale. Il problema è che il contact tracing piano piano arriva a un limite logistico, quindi vediamo fino a che punto i cantoni saranno in grado di correre dietro ai casi", commenta l'esperto di malattie infettive.