Contagi in aumento, ma ospedali per nulla sotto pressione e pochissimi decessi: l'evoluzione della pandemia in Svizzera dà indicazioni contraddittorie e di difficile interpretazione per i politici e gli esperti stessi, a maggior ragione per la popolazione che non sa cosa pensare. La curva cresce molto più lentamente rispetto al picco fra febbraio ed aprile, riconosce Tanja Stadler, professoressa al Politecnico di Zurigo e membro della task force COVID-19 della Confederazione, che vede tuttavia motivi di preoccupazione. Il raddoppio dei casi ogni mese o mese e mezzo potrebbe comunque condurre, anche se più lentamente, a una situazione fuori controllo, e con l'arrivo dei mesi freddi e quindi anche dell'influenza stagionale testare tutte le persone con sintomi potrebbe diventare problematico.
RG 12.30 del 21.08.2020 Christian Garzoni ospite del Radiogiornale
RSI Info 21.08.2020, 16:02
Contenuto audio
Oggi, sottolinea dal canto suo il dottor Christian Garzoni della Clinica Luganese Moncucco, a differenza di quanto accadeva in primavera si riesce infatti a fare il tampone a chiunque dia segni della malattia. Sfuggono alle statistiche solo gli asintomatici. Ma rispetto a qualche settimana fa "possiamo sicuramente dire che il virus sta circolando di più, forse in Ticino non tanto ma nel resto del paese sì". Si ammalano soprattutto i giovani, che più difficilmente si aggravano - sottolinea Stadler - ma è altrettanto vero - aggiunge Garzoni - che rispetto all'inizio dell'epidemia il virus è meglio conosciuto ed è quindi migliorata la presa a carico, sia a casa "dove spesso bisogna solo aspettare che faccia il suo corso" che soprattutto negli ospedali, dove di ricoveri ce ne sono ancora anche se pochi: una quindicina al giorno in Svizzera, mentre in Ticino da tre giorni non ci sono pazienti COVID-19 ma un paio di settimane fa si era risaliti fino a sei.
Inoltre, tutti ormai sappiamo come fare per evitare la trasmissione. E in proposito entrambi gli esperti si dicono favorevoli a un maggiore uso della mascherina. Per il resto "chi rientra da paesi a rischio si annunci e faccia la quarantena che deve fare e chi ha sintomi rimanga a casa, soprattutto ora che ricominciano le scuole", raccomanda Garzoni, secondo il quale con questi accorgimenti "possiamo riprendere a fare la vita di prima. Ma è importante che manteniamo il buon senso".