Recentemente sono state rese note le cifre finali dei finanziamenti ai partiti e campagne durante le elezioni federali dell’anno scorso. Si è trattato della prima grande elezione con le nuove regole entrate in vigore nel 2022. Tuttavia, come spiegato dal Telegiornale della RSI, permangono degli aspetti poco chiari sulla provenienza del denaro.
L’obbligo di trasparenza si applica principalmente ai partiti, e poi alle persone e alle organizzazioni che spendono più di 50’000 franchi per una campagna elettorale o relativa a una votazione federale.
In ogni caso, le donazioni vanno dichiarate solo se sono superiori ai 15’000 franchi.
Il TG ha quindi analizzato la situazione dei presidenti di partito. Marco Chiesa alla testa dell’UDC e rieletto al Consiglio degli Stati, dichiara di aver raccolto poco più di 157’000 franchi per la sua campagna. Di questi 24’000 circa sono fondi personali, mentre 106’000 arrivano dalla Fondazione per una politica liberal-conservatrice. La fondazione è stata costituita nel dicembre 2022, poche settimane dopo l’entrata in vigore delle nuove regole sulla trasparenza, da Chiesa stesso e da Piero Marchesi, suo compagno di partito e consigliere nazionale ticinese.
Marco Chiesa figura sulla lista dei nove candidati sostenuti dalla sezione ticinese dell’UDC. Una campagna da 87’000 franchi, finanziata per quasi la metà sempre dalla Fondazione per una politica liberal-conservatrice. Ed è presente anche sulla lista dei 24 parlamentari sostenuti dall’Associazione svizzera degli importatori di auto, con 60’000 franchi, e dei 207 politici sostenuti da GastroSuisse con quasi 400’000 franchi.
I co-presidenti del Partito socialista Cédric Wermuth e Mattea Meyer, entrambi rieletti al Consiglio nazionale, non dichiarano nulla. Nessuna campagna personale sopra i 50’000 franchi, quindi.
Ma Wermuth figura sulla lista dei 16 candidati sostenuti dalla sezione argoviese del PS, una campagna complessiva da oltre 415’000 franchi.
Meyer figura sulla lista dei 37 candidati sostenuti dalla sezione zurighese del PS, una campagna complessiva da 850’000 franchi.
Sulla provenienza di questi finanziamenti, come accade anche per gli altri partiti, non si può quindi scoprire molto dai dati ufficiali.
Il presidente del PLR e consigliere agli Stati Thierry Burkart dichiara di aver raccolto per la sua campagna oltre 340’000 franchi. Nessun fondo personale e nessuna indicazione sulla provenienza del denaro, non ci sarebbero state quindi donazioni dirette superiori ai 15’000 franchi.
Nessun sostegno dichiarato dal PLR argoviese, mentre Burkart ha beneficiato di un finanziamento da parte dell’Unione svizzera arti e mestieri. L’organizzazione economica dichiara una campagna a sostegno di 19 candidati di oltre 400’000 franchi. Sostegno anche dalla Società svizzera degli impresari costruttori, una campagna da 96’000 franchi per 124 candidati. Anche Burkart, inoltre, è stato sostenuto da GastroSuisse e da Auto Schweiz.
Il presidente del Centro e consigliere nazionale Gerhard Pfister dichiara, a preventivo, una campagna da 60’000 franchi, di cui la metà finanziata con mezzi personali. Pfister figura anche sulla lista dei 13 candidati sostenuti dalla sezione di Zugo del partito, una campagna complessiva da 180’000 franchi. E anche lui ha beneficiato di un aiuto finanziario di GastroSuisse e degli Impresari costruttori.
Infine, il presidente dei Verdi e consigliere nazionale Balthasar Glättli dichiara di aver raccolto per la sua campagna quasi 16’000 franchi. Secondo le regole, non era tenuto a farlo.
Glättli figura poi sulla lista dei 36 candidati sostenuti dalla sezione zurighese dei Verdi, una campagna da 280’000 franchi.
Dai dati ufficiali non emergono sostegni finanziari diretti dalle organizzazioni ecologiste che sono intervenute, con alcune centinaia di migliaia di franchi, nella campagna per le federali. Tra queste, WWF e Greenpeace.
Il Telegiornale ha chiesto ai presidenti una reazione, ma o non ha ricevuto risposta oppure non è stata concessa l’intervista.
Disporre di tutti questi dati è comunque un grosso passo avanti per la trasparenza nel finanziamento della politica. A dirlo - ai nostri microfoni - è il Controllo federale delle finanze. Secondo Transparency Svizzera, organizzazione che si occupa del tracciamento delle donazioni, la nuova legge permette invece ancora troppe possibilità per aggirare le regole.