Giovanni Frapolli, proprietario degli impianti di risalita valmaggesi, è soddisfatto per l'ottimo inizio di stagione a Bosco Gurin, ma non intende ritirare la richiesta di indennizzo da 75'000 franchi inoltrata al Cantone perché, secondo l'imprenditore, non si stanno rispettando le direttive sulla preferenza delle stazioni sciistiche locali.
"Abbiamo il tutto completo in alberghi, ostelli e case di vacanza e tra le 800 e le 1'000 persone al giorno sugli impianti sciistici, con turisti che arrivano dal Sottoceneri, dal Luganese, dal Mendrisiotto. Non mancano italiani e svizzeri tedeschi", spiega ai microfoni della RSI Frapolli, sottolineando al tempo stesso che, sulla richiesta di indennizzo, non intende tornare indietro.
"Se le regole del gioco sono state dettate anche dal Gran Consiglio nel 2013, mi suona male che, a distanza di tre anni, il Cantone continui a concedere deroghe alle scuole per uscire dal Ticino - spiega Frapolli -. Io ho voluto metterci la faccia, denunciando la situazione, ma il tema, oltre a Bosco Gurin, riguarda anche le altre 4 stazioni ticinesi".
Una mozione approvata dal Gran Consiglio nel 2013, lo ricordiamo, imporrebbe alle direzioni degli istituti di rivolgersi per i corsi di sci a strutture ticinesi. Le alternative possono essere cercate solo in caso di mancanza di neve.
Massimiliano Angeli