All'ospedale dell'Engadina bassa di Scuol lavorano un centinaio di frontalieri austriaci. Senza di loro non sarebbe possibile mandare avanti l’attività. Da oggi, venerdì, però, per uscire dal Tirolo verso le altre regioni austriache, il Governo di Vienna richiede un test effettuato non più di 48 ore prima del passaggio. I controlli sono attenti. Ma per i frontalieri non sono state definite delle regole chiare.
"Per i nostri impiegati d'oltre confine è un problema serio: non sanno come regolarsi e per noi è altrettanto difficile pianificare i turni e soprattutto avremmo un problema di competenze, visto che nel reparto di cure la maggior parte degli impiegati è austriaca", spiega Gerhard Hauser, direttore dell’ospedale della Bassa Engadina.
Il problema riguarda anche l'Alto Adige italiano, ormai zona rossa. Anche da lì sono centinaia i lavoratori che entrano in Svizzera ogni giorno. "L'unica cosa che so è che da oggi devo farmi testare una volta alla settimana, ma nessuno sa come la cosa andrà avanti e anche chiedendo, nessuno sa dare delle risposte precise, nemmeno negli uffici pubblici", spiega Priska Patscheider, venditrice frontaliera.
Inoltre, la mutazione diffusa oltre confine preoccupa il Governo grigionese. Ma le decisioni sulle frontiere vengono prese a Berna, a Roma o a Vienna, per questo si punta sulla prevenzione.
"La situazione è grave in Tirolo e in Alto Adige, ma pensiamo che con la nostra strategia di test siamo posizionati bene", afferma il consigliere di Stato Peter Peyer.
Tutte le aziende grigionesi possono iscrivere i propri impiegati al programma cantonale: è previsto è almeno un test settimanale e questo dovrebbe permettere un passaggio regolare attraverso la frontiera.