Mentre il mondo si sta preoccupando per il crescente numero di contagi registrati nei macelli, nella Svizzera italiana i mattatoi non sono da considerare dei luoghi di facile diffusione per il coronavirus.
Se in Francia, Germania e Stati Uniti si sono formati importanti focolai nelle più grosse industrie di produzione di carne, a sud delle Alpi non si contano casi di positività né tra gli addetti ai lavori né, come confermato dal veterinario cantonale ticinese Luca Bacciarini, tra gli animali.
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Telegiornale 17.05.2020, 22:00
A fare la differenza non sono però soltanto le condizioni di lavoro, che all'estero vedono molte persone a lavorare con poca protezione a stretto contatto, al freddo e con importanti sistemi di aerazione, ma quelle di vita.
I grandi stabilimenti francesi, tedeschi e statunitensi impiegano spesso lavoratori a cottimo, pagati dunque in base a quanto prodotto e non al tempo impiegato, che vivono in condizioni precarie. Ad esempio nella tedesca Coesfeld i contagiati sono per la maggior parte cittadini romeni che abitano in appartamenti piccoli, condividendo costantemente gli stessi spazi, ciò che rende impossibile soddisfare le regole di igiene minime.
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Ciò che non è assolutamente da considerare tra le cause della diffusione della pandemia nei macelli è... la carne. Contrariamente a quanto successo in passato, con ad esempio i dromedari che trasmettevano la MERS (Sindrome Respiratoria del Medio Oriente), gli animali non sono infatti portatori o vettori del nuovo coronavirus.
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