Il Gran Consiglio richiama il Governo a rispondere con più rapidità

Non è la prima volta che il Gran Consiglio richiama il Governo a rispondere con più rapidità alle interrogazioni giacenti: era già successo nel 2023, e la situazione si è ripetuta lo scorso giugno, quando l’Ufficio presidenziale ha scritto a quest’ultimo. “Negli ultimi tempi i poteri sono piuttosto oberati, ma ciò non deve impedire di rispettare i termini” dichiara Michele Guerra, presidente del Gran Consiglio, precisando però che la maggior parte dei dossier rispetta le scadenze. Attualmente, sono una cinquantina le interrogazioni pendenti che hanno superato il limite dei 60 giorni entro cui il Governo è tenuto a rispondere, anche se va considerato che il numero di questi atti è aumentato molto negli anni.

Alla risposta del Governo ha fatto seguito una presa di posizione del consigliere di Stato Claudio Zali, che ha chiesto conto della sorte di alcuni importanti disegni di legge, persi da tre/quattro anni nel sottobosco di alcune Commissioni. Una replica conclusa con toni provocatori: “Noi, come Dipartimento, non evaderemo le interrogazioni fino a quando non si sbloccheranno questi messaggi”.

Un segnale che i rapporti tra Governo e Gran consiglio non sono sempre idilliaci e talvolta non si rema nella stessa direzione. “I rapporti cambiano a seconda dei dossier; su alcuni vi è piena concordanza, su altri assolutamente no” aggiunge Guerra, sottolineando l’importanza di un dialogo costante tra le parti.