"Il mio contributo all'USI che sta crescendo"

"L’USI è un’università giovane, dinamica e con tantissimo potenziale. Mi ricorda molto l’EPFL (l’Ecole Polytechnique Fédérale de Lausanne) di un quindicennio fa". È stata questa, spiega la professoressa Luisa Lambertini la molla che l’ha spinta a concorrere al ruolo, per cui è stata poi scelta lo scorso ottobre, di rettrice dell’Università della Svizzera italiana.

Entrerà in carica da luglio e la RSI l’ha incontrata per cercare di capire quale impronta intende dare all’ateneo. Ma prima ancora due parole sullo stimolo che ha portato Lambertini che, al momento della nomina era vicepresidente associata dell’EPFL, a lasciare Losanna: "L’idea è di poter venire in un’università che sta ancora crescendo e poter veramente dare un contributo che sia tangibile", dice professoressa, che è esperta di fama mondiale nei campi della finanza internazionale, della macroeconomia e dell’economia politica. Una competenza che sarà messa a frutto, visto che la nomina a rettrice è stata accompagnata a quella di professoressa ordinaria nell'ateneo luganese.

"Vorrei continuare ad essere coinvolta nella ricerca e nell’insegnamento", conferma l’intervistata. A livello amministrativo, invece, il suo ruolo sarà "quello di portare certe idee su come l’università possa essere organizzata, su come fare le scelte strategiche più importanti a livello di campi, di promozioni, di assunzioni, eccetera. Sinceramente la vedo come l’unione di queste due sfere".

Al Politecnico di Losanna è stata capo della cattedra di finanza internazionale e si è dovuta occupare di 2'400 studenti e 22 programmi. Alla domanda su cosa si aspetti dal ruolo di rettrice, Lambertini dice che "il primo passo sarà quello di conoscere una realtà come quella dell’USI e del Canton Ticino. Sarà interessante e stimolante".

Nell’intervista la nuova rettrice ha espresso anche il suo parere su un tema attualissimo, quello della ChatGPT e più in generale dell’approccio all’intelligenza artificiale. "Capisco chiaramente il problema di come valutare gli studenti quando ci sono disponibili questi strumenti”, afferma la professoressa. "Ma la soluzione nel lungo periodo sarà di abbracciare l’esistenza di queste tecnologie e quindi di insegnarne anche i limiti. Insegnare ai giovani che la ricerca non si basa sull’uso specificatamente di questa tecnologia".

Infine, a chiusura dell’intervista, una considerazione sull’impronta che intende lasciare durante il suo rettorato: "Mi aspetto, da me stessa, di fare la differenza. Prendere un’università che è giovane, che è cresciuta molto, consolidare gli ultimi 26 anni e continuare a spingere l’eccellenza. Tutto questo nell’ambito di una situazione in cui il dialogo e la diversità siano veramente tra le nostre caratteristiche principali".