La provenienza del rutenio-106 rilevato nell'aria a sud delle Alpi negli scorsi giorni, con misurazioni a Cadenazzo e Bellinzona in particolare, deve ancora essere accertata ma si sospetta che debba essere ricercata a sud degli Urali, in Russia. Le concentrazioni non sono pericolose per l'uomo e sono in diminuzione, precisa in un comunicato di oggi, martedì, l'Ufficio federale della sanità pubblica. Il valore massimo è stato di 1'900 micro-Becquerel per metro cubo, 350 volte al di sotto del limite di immissione fissato in un'ordinanza federale.
I dati sono inferiori a quelli rilevati in altri paesi colpiti, come Repubblica Ceca, Austria, Polonia e Italia. A ipotizzare che le cause del fenomeno vadano ricercate in territorio russo sono l'Ufficio federale di radioprotezione tedesco e il suo omologo francese IRSN. Mosca e l'Agenzia internazionale per l'energia atomica non hanno per ora preso posizione.
Visto che è stato rintracciato unicamente del rutenio, si esclude un qualsiasi incidente in un reattore nucleare. L'elemento viene utilizzato in medicina per trattare i tumori dell'occhio e nelle batterie che servono ad alimentare i satelliti.
pon/ATS