Cielo quasi sereno, sole e panorama imbiancato. La webcam che inquadra la stazione intermedia di Brusada, a quasi 2000 metri di quota in Leventina, fa ben sperare: “Ma è un’immagine fuorviante, e in tanti ci chiamano per sapere se l’impianto apre, ma per aprire un comprensorio non basta il bel paesaggio – spiega Alessandro Jelmini, direttore della Nuova Carì -. In realtà quelli che si vedono sono i pochi centimetri di neve caduta a inizio novembre, polverosa e poco adatta per essere battuta e coprire ostacoli, come i sassi. C’è un fattore di sicurezza che va garantito”.
E allora ci si affida al meteo, con la speranza di una sorpresa dall’alto: “Al momento aspettiamo una nevicata di una certa consistenza per dare avvio alla stagione. Le previsioni dicono che cadrà un po’ di neve il 22-23 dicembre, ma sembrerebbero quantitativi bassi. Non sono molto incoraggianti, ma il tempo è imprevedibile”. Al momento attuale, prosegue il direttore, “lavoriamo alla giornata. Stiamo innevando, quando le condizioni sono favorevoli, e ogni nostro sforzo è rivolto all’apertura”.
L’incertezza, spiega Jelmini, “non è una bella cosa anche per il personale, ma siamo pronti ad aprire all’indomani di una bella nevicata”. A Carì paese (1650 metri) martedì mattina poco dopo le 10:00 il termometro segnava 16°C. “Ma la temperatura è solo un fattore da considerare per l’innevamento programmato. Entrano in gioco anche l’umidità e il vento”. Insomma, la speranza è che alla fine la previsione di un Natale asciutto venga smentita dal cielo.
Da Carì ad Airolo, passando per Bosco Gurin, Nara, Campo Blenio e San Bernardino, le notti dei gestori degli impianti sciistici sono popolate, verosimilmente, da sogni ovattati di bianco. “A Pian Cales c’è stato un buon riscontro nel primo weekend. Le piste sono state apprezzate - dice Niccolò Meroni, direttore marketing e comunicazione della San Bernardino Swiss Alp - Chiaramente anche noi aspettiamo una nevicata per aprire il comprensorio di Confin così da poter aumentare il numero dei tracciati”.
Ad Airolo-Pesciüm ci si sta preparando per la pre-apertura di venerdì 20 dicembre, pensata per i più giovani nel primo giorno delle vacanze scolastiche. “Abbiamo avviato l’impianto di innevamento programmato. Ma funziona solo al di sotto dei -2°C e negli ultimi giorni di notte la temperatura non è scesa sotto gli 0°C”, dice Nicola Mona, direttore della Valbianca SA. “In zona Pesciüm lo stato della neve tuttavia è buono e questo ci consente l’apertura ufficiale, in formato ridotto, sabato 21 dicembre”. Lo sguardo è proiettato al periodo natalizio ma non solo: “Le prossime settimane sono naturalmente importanti, anche se gli inverni passati ci hanno abituati a nevicate ritardate”, dice Mona. Qui, del resto, un target importante sono le “settimane bianche”: “La programmazione delle scolaresche è molto buona. Fino a marzo, neve permettendo, avremo scuole tutte le settimane”.
Tutti, per le imminenti festività natalizie, aspettano quindi neve fresca, per qualcuno vorrà dire aprire le piste, per altri non limitarsi a ciò che consente l’innevamento più o meno programmato.
Neve, quella naturale, che arriverà nei prossimi giorni, abbondante. Purtroppo ciò avverrà prevalentemente a nord delle Alpi, come anticipa Luca Nisi di MeteoSvizzera: “La situazione sarà caratterizzata da un robusto anticiclone che a partire da venerdì si instaurerà sul vicino Atlantico. Noi, trovandoci alla sua parte più orientale, saremo spesso sotto l’influsso di correnti da nord. Arriverà anche dell’aria umida, ma il grosso delle precipitazioni, attese per venerdì ma poi in maniera più importante per lunedì prossimo, riguarderanno il versante nord alpino dove faranno il pieno di neve”.
La speranza a meridione della catena alpina, continua l’esperto, “è riposta nella neve trasportata da nord dai forti venti. Occorre però differenziare. Ci sarà un forte gradiente partendo dalle regioni alpine, scendendo verso sud. È vero che la maggior parte delle stazioni invernali sono a ridosso delle Alpi. Ma con le precipitazioni trasportate da nord, nella notte su venerdì e soprattutto lunedì, una regione come la Valle Bedretto, ad esempio, potrebbe ricevere anche un apporto importante di neve. Nelle stazioni invernali posizionate più a sud i quantitativi saranno quindi molto inferiori; in caso di correnti da nord, spostandoci dalla cresta alpina le precipitazioni diminuiscono in modo importante”.
Una ventata di neve
Il tema dei prossimi giorni sarà il vento. Vento da nord che arriverà già nella notte su venerdì e poi nuovamente, con una corrente molto forte, lunedì. “Le nevicate che eventualmente verranno trasportate a sud saranno accompagnate da venti tempestosi”. Questo rischia di creare lavoro supplementare per chi prepara le piste. “La neve ventata - osserva Nisi - crea cumuli irregolari ed è più difficile da gestire per gli operatori delle stazioni sciistiche”. Una situazione meteorologica non nuova, ma curiosamente simile a quella di un anno fa, ricorda l’esperto di MeteoSvizzera: “Il 23 dicembre 2023 le vallate alpine erano state interessate da una corrente di favonio tempestosa con raffiche anche oltre i 100 km orari. C’erano stati anche dei danni. È un fatto curioso che esattamente un anno dopo potrebbe arrivare una corrente molto forte di vento, anche se per il momento, l’evento del 23 dicembre scorso non dovrebbe ripetersi”.
Vento da nord che però porterà tempo relativamente mite, condizionato dal maltempo oltralpe. “Per effetto favonico le temperature saranno miti, ma ben lontane dai record. Condizionate anche dalla fredda massa d’aria a nord delle Alpi. A sud lunedì avremo 10-11° C, contro i 3° C che probabilmente ci saranno a nord delle Alpi. Il periodo prenatalizio sarà molto ventoso e caratterizzato da temperature favoniche. La tendenza ad avere correnti dal quadrante settentrionale continuerà sino al 31 dicembre”. Per la prima settimana del 2025, invece, “l’incertezza è molto alta. Il passaggio frequente di perturbazioni potrebbe permettere anche una qualche sorpresa, che non escludiamo, ma difficilmente questo avverrà prima del 31”.
Inverni con nevicate sempre più tardive
Anche questa non è una novità. “Tralasciando il 2021-2022, due anni veramente avari di neve a tutte le quote e anche estremamente siccitosi, possiamo dire che negli inverni degli ultimi 20 anni la neve è spesso arrivata piuttosto tardivamente, spesso solo a partire da febbraio. Già in passato le nevicate più abbondanti avvenivamo comunque nel tardo inverno, quando in montagna vengono misurati gli accumuli più importanti. Questo perché i mesi centrali dell’inverno climatologicamente sono anche i più secchi nelle nostre regioni”.
Rispetto all’andamento climatologico tipico della regione alpina, con il cambiamento climatico si è aggiunto, conclude Nisi, “un problema supplementare. Non è solo secco, ma spesso è anche mite con forti inversioni termiche, come oggi (martedì, ndr) con 7° C a 2000 metri. Tuttavia gli scenari climatici per la Svizzera mostrano che in futuro le precipitazioni durante il periodo invernale potrebbero anche aumentare. Il tutto accompagnato da un limite delle nevicate mediamente sempre più alto. Come visto negli ultimi anni purtroppo, valanghe di neve bagnata e una fusione del manto nevoso in pieno inverno potranno diventare la normalità e non più rappresentare un eccezione”.
Pienone a Lüina
Il Quotidiano 15.12.2024, 19:00