Aziende più prudenti negli investimenti e settore secondario che fatica più del terziario. È la diagnosi dell’inchiesta congiunturale promossa dalla Camera di commercio del Canton Ticino. All’indagine, presentata questo mercoledì, hanno partecipato 268 aziende associate, 73 delle quali attive nel settore industria e artigianato e 195 nel comparto commercio e servizi, per un totale di 14’000 dipendenti.
“Come in tutti gli altri cantoni svizzeri, abbiamo delle difficoltà in determinati settori industriali e anche un po’ nell’edilizia”, dice il direttore della CC-TI Luca Albertoni ai microfoni della RSI. “Globalmente sono risultati soddisfacenti. Considerato il contesto generale, c’è una buona stabilità con però delle difficoltà”.
Dal quadro d’insieme emerge un’incertezza nelle scelte strategiche. “Lo vediamo - conferma Albertoni - nel valore degli investimenti che sono annunciati un po’ in calo per l’anno prossimo. Già quest’anno c’è stata una certa flessione nel settore secondario, l’anno prossimo rischia di essere ancora un po’ peggio. È un indicatore importante dell’incertezza regnante, perché le aziende sono più prudenti negli investimenti”.
La CC-TI ha voluto anche capire come le aziende si relazionano rispetto ai rapporti commerciali internazionali, soprattutto con l’Unione Europea. L’indagine evidenzia un certo disorientamento. “In effetti - osserva il direttore della Camera di commercio - le idee sono poco chiare. È abbastanza normale, visto che non sappiamo esattamente cosa si sta negoziando con l’UE. C’è quindi una certa prudenza a esprimersi sull’importanza e il contenuto dei bilaterali. Sarà importante il lavoro di spiegazione sull’eventuale nuovo accordo”.
Molte aziende, muovendosi tra saggezza e timore, dicono che è meglio diversificare su altri mercati rispetto al solo europeo. “È una tendenza in atto da diversi anni - osserva e conclude Albertoni -. Gli Stati Uniti sono uno sbocco ritenuto molto interessante, anche nell’ottica di un possibile accordo di libero scambio che potrebbe essere rilanciato nei prossimi anni. C’è un’apertura verso il resto del mondo proprio per diminuire i rischi”.