Due statue sono state posate a Lugano. Una vuole ricordare Jörg Wolters, il celebre organettista scomparso in ottobre. È l’opera di un artista locale che l’ha portata in centro città senza però coordinarsi con il Municipio. E poi c’è una statua che è stata donata alla città e che da mesi - senza autorizzazioni formali - è in mostra al parco Ciani: raffigura il fondatore del Bitcoin e delle criptovalute. La posa di queste statue solleva alcuni interrogativi evidenziati da SEIDISERA.
Statue: il contesto secondo Stefano Vassere
SEIDISERA 03.01.2025, 18:00
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Mauro Bessler, in arte Mers, è un giovane artista di Arogno. Giovedì si è presentato in centro a Lugano con una statua in legno raffigurante Jörg, l’organettista più famoso del Ticino, morto il 12 ottobre. Una bella iniziativa, ha commentato il municipale di Lugano e capo dicastero Cultura Roberto Badaracco sul Corriere del Ticino. Ma forse sarebbe stato meglio seguire le procedure e informare il Municipio. “Secondo me sarebbe stato opportuno - senza togliere l’entusiasmo alla persona che l’ha creata - fare una richiesta forse al Municipio, anche ai familiari e parenti di Jörg. Per fare tutto secondo le procedure”. Ma che ne sarà ora della statua di Jörg ? “Viene fatta una discussione collegiale all’interno del Municipio”.
In città, però, c’è un esempio, per certi versi contrario. Una statua posata senza una discussione in Municipio. È la statua raffigurante Satoshi Nakamoto, il misterioso fondatore del Bitcoin e dunque della principale criptovaluta al mondo. Da ottobre è in zona pubblica, al Parco Ciani. Una statua donata alla città di Lugano per una tecnologia su cui Lugano, attraverso il Plan B, punta molto e su cui punta molto anche il sindaco, Michele Foletti. Una statua da cui, attraverso un codice QR, si può online arrivare poi a una pagina internet che promuove, anche attraverso un cartone animato, l’imminente pubblicazione di un libro per bambini che descrive l’evoluzione delle criptovalute. Michele Foletti non ha voluto commentare. Ci ha fatto sapere che l’ubicazione della statua è provvisoria. E allora la domanda la facciamo a Roberto Badaracco. Due pesi, due misure? “Su questa statua non è stata fatta una richiesta ufficiale, almeno io in Municipio non ho visto nulla. Quindi anche questa esposizione dovrà seguire per forza le vie ufficiali”.
Dov’è il confine? Qualcuno arriva, regala una statua alla città di Lugano. E allora visto che è regalata e visto che non la si vuole tenere nascosta in un magazzino, la si espone, la si lascia lì, provvisoria, anche se magari è una statua potenzialmente controversa....
“Per le strade si è scelto di attendere dieci anni per valutare poi, a mente fredda, sostanzialmente il personaggio a cui dedicare una via e quindi valutare veramente la portata storica. Io credo che la stessa cosa debba avvenire un pochettino per le statue, anzi forse ancora di più, perché la statua ha una presenza molto più grande, più imponente, in luoghi pubblici si nota di più. Quindi deve avere secondo me una relazione molto profonda, quasi storica con la città, deve aver avuto un significato importante. Questo esponente delle criptovalute effettivamente non è di qua. Valutazioni dovranno essere fatte. Io credo che ci debba essere una parità di trattamento perché altrimenti si rischia di cadere nell’arbitrio, credo che questo non sia giusto anche per i cittadini che non capirebbero il senso di certe azioni, soprattutto della città e dell’Ente pubblico”. E allora vedremo se il destino della statua raffigurante Satoshi Nakamoto verrà ora discusso in Municipio.
L’intervista all’esperto: Stefano Vassere
La RSI, per una riflessione sul tema, ha intervistato Stefano Vassere, esperto di toponomastica, presidente della Commissione cantonale di nomenclatura e anche membro della Commissione Stradario di Lugano. In città per intitolare una targa o una piazza devono passare dieci anni dal decesso di una persona. Partiamo da qui. Perché? “Perché l’intestazione commemorativa a una persona non deve essere dettata da visioni settoriali o dalla spinta emotiva che segue la scomparsa di questa persona. Questo è proprio, letteralmente, il testo dell’ordinanza del Comune di Lugano. L’idea è che si proceda con intestazioni del genere, con prudenza e parsimonia. Il tempo di attesa permette appunto di ragionare sull’opportunità di queste intestazioni”, spiega a SEIDISERA.
Persone, ma anche avvenimenti o simboli. Eventi storici?
“Sì, persone, avvenimenti o qualsiasi fatto che abbia a che fare con le contingenze, anche storiche, che in un qualche modo debba o possa essere celebrato e quindi consegnato al territorio per una memoria futura. Principalmente si tratta ovviamente di figure legate a personaggi storici o che comunque hanno caratterizzato la vita locale. Ma in alcuni casi si parla anche di avvenimenti e di questioni che sono successe all’interno di una determinata realtà”.
Facevamo riferimento a Lugano. Come funziona nel resto del Ticino? È un tema di cui si è parlato recentemente?
“Il caso di Lugano si ispira a una legge che è in vigore, su tutto il territorio italiano, da almeno un secolo. In Italia già nel 1927 una legge prescriveva che nessuna strada o piazza pubblica potesse essere denominata o intitolata a persone che non siano decedute da almeno dieci anni. Le raccomandazioni federali sono in questo senso un po’ più permissive, nel senso che prescrivono un termine, anzi raccomandano (non è nemmeno prescritto) un termine di almeno cinque anni dopo il decesso della persona prima di intitolare una via o una piazza”.
Quindi sul piano ticinese è un tema, secondo lei, quello di avvicinarsi a quello che ha fatto Lugano?
“Sul piano ticinese è un tema. Per esempio alla morte del consigliere di Stato Buffi seguì, dopo qualche mese, l’intestazione di una via nel centro di Lugano, vicino all’Università della Svizzera italiana. Oppure il caso storico di Francesco Chiesa, che si vide intestata una via da vivo e addirittura partecipò anche alla cerimonia di intestazione. È un tema che riguarda la città di Lugano ma in genere anche l’intera Svizzera italiana e direi il mondo panitaliano in generale, questa idea che si debba comunque procedere con prudenza e parsimonia, prima di intestare frettolosamente luoghi o anche oggetti sul territorio a determinate persone. Mi viene in mente una legge molto lungimirante della provincia di Trento che, insieme a strade e piazze, aggiunge anche edifici, parchi, giardini pubblici, monumenti, lapidi o altri ricordi permanenti situati in luogo pubblico o aperto al pubblico. Quindi qualcosa di molto più ampio dell’intestazione di vie e piazze”.
In conclusione, cosa le suggerisce la vicenda che abbiamo raccontato oggi, quindi quella legata nello specifico alle due statue di Lugano? C’è troppa leggerezza nel pensare lo spazio pubblico, nel dedicare spazio alla celebrazione di una persona in questo preciso frangente?
“Leggerezza? In questo caso particolare non saprei. Io consiglierei, ma è un’opinione del tutto personale, questa prudenza, che permette un tempo di riflessione neanche troppo lungo (cinque-dieci anni non sono poi tanti per intestare un luogo o un oggetto sul territorio a una determinata persona). Quindi io sarei comunque per un tempo di attesa congruo, che permetta poi di compiere scelte sagge. Anche perché quelle scelte poi si trasmetteranno per decenni anche alle generazioni successive, alle persone che verranno dopo di noi”.