Una tonnellata e mezza di oro, per un controvalore di circa 84 milioni di franchi, scomparsa nel nulla da una raffineria di Rancate. Sarebbero circa 800 i clienti danneggiati tra Svizzera, Germania e Austria. Un’ingegnosa rete di presunti truffatori ha fatto credere a degli ignari investitori di far arrivare dall’Africa dell’oro grezzo che avrebbe raffinato a Rancate. Ma ad un anno dal loro investimento i clienti della Swiss Gold Treuhand si rendono conto che l’oro non c’è più e forse non c’è mai stato. Ora la procura di Lugano ha aperto un fascicolo per truffa, riciclaggio e accettazione non autorizzata di depositi dal pubblico.
Si tratta di una delle inchieste più grandi e complesse mai finita sui tavoli della procura di Lugano. Tutto è iniziato grazie ad un’interessante proposta di investimento a cui molti risparmiatori non hanno saputo dire di no. “Un giorno il mio agente finanziario che conosco da tanti anni è venuto a casa mia e mi ha proposto di investire 50’000 franchi in oro attraverso una società svizzera, la Swiss Gold Treuhand”, dice Andrea Bernasconi (ndr. nome di fantasia). La donna che vive in Ticino dapprima era scettica ma poi fidandosi del mediatore finanziario ha deciso di concludere l’affare. L’oro grezzo sarebbe arrivato dalle miniere del Centrafrica e sarebbe stato successivamente raffinato in Ticino a Rancate e conservato lì. Allo scadere dell’anno dall’inizio dell’investimento a seconda dell’andamento del prezzo avrebbe potuto vendere il suo lingotto oppure lasciarlo ulteriormente in custodia della Swiss Gold Treuhand. “Mi è stato prospettato un interesse annuo minimo del 5% e un ulteriore guadagno grazie all’andamento del mercato dell’oro, dunque molto di più di quanto avrei preso su un conto in banca”. Come Andrea Bernasconi, secondo le nostre ricerche, sarebbero circa 800 le persone che non hanno saputo dire di no alla proposta della Swiss Gold Treuhand. Per circa un anno molti di loro erano convinti di aver fatto un ottimo affare.
Raffineria a Rancate inaugurata in pompa magna
Contrariamente a quanto si possa credere i clienti della Swiss Gold Treuhand non sono degli sprovveduti, molti hanno investito centinaia di migliaia di franchi e alcuni hanno potuto visitare di persona la raffineria di Rancate. Anche il mediatore di Andrea Bernasconi ha partecipato all’inaugurazione. “Mi ha fatto vedere il filmato dell’inaugurazione e mi ha assicurato che era tutto in perfetto ordine, che c’era un avvocato, un revisore dei conti. Insomma, era un’impresa affidabile, un affare serio”. La raffineria di Rancate si chiamava Swiss Gold Refinery e su Internet aveva pubblicato le immagini dell’inaugurazione. In realtà, secondo le nostre fonti, questa raffineria non sarebbe entrata in funzione nemmeno per un giorno. D’altronde come avrebbe potuto? Non disponeva né dei necessari permessi di agibilità e tantomeno aveva mai ricevuto la licenza dall’ufficio delle dogane di Berna per la raffinazione dei lingotti. Sia il comune di Mendrisio che l’ufficio della dogana di Berna hanno confermato le nostre ricerche. Ma di tutto questo i clienti della Swiss Gold Treuhand erano all’oscuro fino a quando nella seconda metà del 2023 alcuni di loro hanno iniziato a chiedere che il loro oro venisse venduto.
Lecce solo andata
A quel punto tra i broker e di conseguenza tra i clienti si è sparsa la voce che l’oro, stiamo parlando di una tonnellata e mezza per un controvalore di minimo 84 milioni di franchi, sarebbe stato spostato in una raffineria a Lecce. “Avevo scritto alla Swiss Gold Treuhand per chiedere la restituzione del mio oro”, ci racconta Constanze Pratt, una danneggiata tedesca. “Io e una mia amica avevamo investito ben 600’000 euro. Ma dalla Swiss Gold Treuhand non abbiamo ricevuto nessuna risposta ed allora ci siamo accorte che in realtà la società era fallita, lasciando un buco di circa 80 milioni di franchi”. Constanze Pratt si è dunque rivolta al suo mediatore che messo alle strette le ha confidato che l’oro dei clienti della Swiss Gold Treuhand sarebbe stato trasferito in Italia, per motivi non precisati, in una raffineria in provincia di Lecce, a Racale. “In un primo momento abbiamo pensato: il nostro oro è dunque a Lecce. Ora basta mettersi in contatto con quella raffineria e chiedere la restituzione”, spiega ancora Constanze Pratt. Ma così non è stato. Infatti, la raffineria di Racale dal novembre 2022 è sotto sequestro a seguito di un’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce che in sé non ha nulla che vedere con la vicenda della Swiss Gold Treuhand. E c’è di più, secondo le ricerche di Falò, l’oro in realtà non sarebbe mai arrivato a Racale. “Posso confermare che un quantitativo così cospicuo d’oro non è mai arrivato nella nostra raffineria”, conferma l’attuale commissario della raffineria. “Ho visto i documenti che attesterebbero il deposito di una tonnellata e mezza di oro nella nostra raffineria ma ho subito notato che l’intestazione non corrisponde”. Secondo il commissario si tratterebbe dunque di un documento falsificato.
Il ruolo dei consoli onorari
Ma se l’oro non è a Lecce, sempre che sia mai esistito, dove è mai finito? Secondo Thomas Bremer, residente a Lipsia in Germania, responsabile dell’associazione dei danneggiati della Swiss Gold Treuhand che da anni smaschera questo genere di truffe “gran parte dei documenti che attesterebbero l’acquisto dell’oro nella Repubblica Centroafricano e il loro trasferimento in Svizzera sono falsi”. I documenti sarebbero contraffatti così bene che anche i broker che vendevano i contratti della Swiss Gold Treuhand non si sarebbero accorti di nulla.
La procura di Lugano su questa vicenda ha aperto un’inchiesta che vede al suo centro tre indagati. Il primo, Claudio de Giorgi, è l’acquirente dell’oro per la Swiss Gold Treuhand, ex console onorario della Repubblica Centrafricana. Un cittadino italiano cresciuto in Svizzera tedesca e ora residente a Davesco. Si tratta di un pluripregiudicato, con sentenze definitive per truffa in Svizzera, Germania e Italia. Condannato a sei anni in ultima istanza dal tribunale di Trento per una truffa con i diamanti nel 2018. “Mi ricordo bene di De Giorgi, seppur non apparisse negli organi delle società con cui è stata promossa la truffa, nella sentenza della cassazione viene definito come un imbonitore”, ci conferma Andrea Cabibbo, l’avvocato dei danneggiati di Trento. In quella truffa ben 200 persone hanno perso circa 17 milioni di euro. La condanna definitiva a sei anni di prigione risale al 2018 eppure secondo le nostre fonti De Giorgi non sarebbe mai stato condotto in prigione. Di fatto, al momento della sentenza avrebbe già lasciato l’Italia per iniziare poco dopo la sua attività sul territorio svizzero proprio come acquirente dell’oro della Swiss Gold Treuhand facendo la spola con la Repubblica Centrafricana. Il secondo indagato si chiama Renato Vitetta ed è il presidente del Consiglio di amministrazione della Swiss Gold Treuhand nonché avvocato personale di De Giorgi. Tanto è vero che proprio Renato Vitetta lo aveva difeso, a Trento per la truffa dei diamanti. L’indagato che risiede a Melide è un personaggio pubblico: ex console onorario svizzero in Calabria nonché attuale membro del Consiglio degli svizzeri all’estero. Abbiamo ripetutamente tentato di contattarlo ma si è astenuto da qualsiasi commento.
Spunta una nuova società
Secondo le nostre ricerche Claudio De Giorgi attualmente sarebbe detenuto in una prigione in Lombradia. Ma non per la presunta truffa della Swiss Gold Treuhand bensì per scontare la condanna inflittagli dal tribunale di Trento per la truffa dei diamanti. Il pluripregiudicato sarebbe stato arrestato a giugno del 2023 a Madrid su mandato internazionale di cattura ed estradato in Italia. Compatibilmente con la detenzione in Italia dovrà ora rispondere alle domande della procura di Lugano. Renato Vitetta invece, in attesa degli sviluppi dell’inchiesta di Lugano, è a piede libero.
“Il fatto che mi insospettisce è che dopo l’arresto di De Giorgi il presidente del Consiglio di amministrazione della Swiss Gold Treuhand, Renato Vitetta, pur essendosi accorto degli ammanchi e delle irregolarità non abbia immediatamente sporto denuncia contro De Giorgi. La denuncia alla autorità penali è infatti avvenuta solo nel novembre del 2023”, sottolinea Thomas Bremer. “E proprio in quel frangente tra i clienti della Swiss Gold Treuhand è iniziato a circolare il nome di una nuova società, la SGB Vault, che si sarebbe fatta carico dei contratti dei clienti della Swiss Gold Treuhand. In un rapporto inviato dal consiglio di amministrazione della Swiss Gold Treuhand al tribunale fallimentare di Zugo, questa nuova società è stata presentata come società subentrante che avrebbe almeno parzialmente rimborsato i clienti”. Di fatto, il tribunale fallimentare di Zugo ha rigettato la richiesta della Swiss Gold Treuhand e non ha ritenuto credibile il piano di risanamento attraverso la SGB Vault e dunque ha avviato il fallimento.
Stranamente la nuova società spuntata dal nulla ha in comune con la Swiss Gold Treuhand la rete di broker che vendono i suoi prodotti. Ma non solo: tra i primi consiglieri di amministrazione troviamo, seppur per un breve periodo, proprio la figlia del pluripregiudicato Claudio De Giorgi.
Una rete di oltre 2000 broker
I mediatori che si sono occupati della vendita dell’oro della Swiss Gold Treuhand prima e della SGB Vault ora, sono tutti partner di una rete di agenti finanziari con sede in Liechtenstein, la IFPG. Questa società è attiva in Svizzera, Germania e Austria. Al vertice di questa rete opera un cittadino tedesco, anche lui già noto alla cronaca per diversi procedimenti legali. Gli agenti della IFPG non sono tutti dei professionisti, molti sono entrati in affare con questa società dopo aver a loro volta acquistato dell’oro. Uno di loro, che ha chiesto l’anonimato, ci ha raccontato come funziona il sistema: “Chi vuole partecipare come partner della IFPG in genere segue dei corsi di formazione e allo stesso tempo inizia a vendere i prodotti, naturalmente più contratti riesce a concludere maggiore è la sua percentuale di provvigione. Una volta che riesce ad avere una piccola base di clienti chiede a questi di diventare a loro volta dei partner e così la rete si allarga sempre più”. Secondo il nostro interlocutore, al vertice dell’impresa attualmente vi sarebbero 21 direttori, ognuno preposto alla guida di un centinaio di agenti. Sarebbero dunque stati questi mediatori a vendere l’oro della Swiss Gold Treuhand in Germania, Austria e Svizzera. Di fatto, dalla IFPG sarebbero giunte pochissime informazioni sul fallimento. “Abbiamo saputo che ci sono state delle irregolarità e che Claudio De Giorgi, l’acquirente dell’oro, sarebbe stato denunciato dallo stesso consiglio di amministrazione, ma niente più”, ci racconta il broker. E subito dopo sarebbe stato impartito loro l’ordine di non promuovere più i contratti della Swiss Gold Treuhand e “di dire ai clienti di disdire subito il contratto, aggiungendo una nota scritta a mano in cui si chiedeva il passaggio del contratto ad una nuova società, la SGB Vault”. Dunque, l’ordine sarebbe stato quello di promuovere i contratti della nuova società e non di chiedere la restituzione dei soldi investiti! Un modus operandi molto discutibile, tanto più che di questa nuova società i mediatori non avrebbero avuto praticamente alcuna informazione.
Una nuova truffa?
Le analogie tra la fallita Swiss Gold Treuhand e la nuova SGB Vault sembrano tante. Entrambe affermano di raffinare l’oro in Ticino. La prima a Rancate, e la seconda a Bedano, dove attualmente sarebbero in corso d’opera i lavori di ristrutturazione per il cambiamento d’uso di un capannone industriale. La prima raffineria, quella di Rancate, si chiamava Swiss Gold Refinery e la seconda, quella di Bedano, SRG Swiss Gold Refinery. Ma secondo le nostre ricerche nessuna delle due avrebbe mai disposto della necessaria conferma di agibilità e tantomeno della licenza per la raffinazione dei lingotti.
Ma le analogie non finiscono qui. L’acquirente dell’oro per la Swiss Gold Treuhand era il pluripregiudicato Claudio De Giorgi. E per la SGB Vault chi svolge questa delicata funzione? “Si tratterebbe del padre della presidente del consiglio di amministrazione”, ci confida il nostro broker.
Arrestati i vertici della SGB Vault
L’uomo è, come già Claudio De Giorgi, un pluripregiudicato. Ne riceviamo conferma dalle sentenze del tribunale penale di Milano. Già indagato per associazione a delinquere di stampo mafioso per aver in combutta con un capo ‘ndrangheta tentato di far arrivare in nero dell’oro dal Senegal ma poi condannato definitivamente solo per riciclaggio a sei anni. Attualmente, il presunto acquirente dell’oro per la SGB Vault, di fatto è in affido ai servizi sociali di Varese, la fine della pena è nel 2030. Eppure, sembra ancora attivo tra la Svizzera e l’Africa.
Fatto sta che il 18 settembre, nel bel mezzo della nostra inchiesta, la procura di Lugano ha arrestato i vertici della SGB Vault e aperto un’inchiesta contro la società. Sette gli indagati, oltre alla presidente del consiglio di amministrazione e a suo padre, anche il tedesco, a capo della rete di broker. Vale per tutti la presunzione d’innocenza. L’agenzia IFPG non è sotto inchiesta e da quanto ci risulta i broker sono ancora attivi nel commercio di metalli preziosi.
Secondo le nostre fonti, in questi giorni i primi clienti della SGB Vault avrebbero richiesto la restituzione del loro oro. Le lettere inviate alla raffineria di Bedano sarebbero ritornate al mittente. Intanto il sito della società non è più online e la FINMA ha nominato un commissario per la gestione della società.