L’edificio è stato ideato dal sovrintendente di Origen, Giovanni Netzer, per ridare vita attraverso la cultura a una regione che negli anni ha perso smalto. Si tratta della Torre Bianca di Mulegns, una struttura - in fase di realizzazione con la stampa 3D - che rientra sicuramente nella categoria dei “progetti visionari”. E allo stesso tempo gli studi effettuati per la sua realizzazione potrebbero far scuola e offrire al mercato nuovi modelli per creare costruzioni in cemento armato, come ci spiega Benjamin Dillenburger, professore di tecnologie digitali all’Istituto di architettura del Politecnico federale di Zurigo.
“Qui abbiamo un edificio che al momento è unico nel suo genere. E siamo coscienti che non ne realizzeremo molti altri simili. Parliamo di una costruzione che ci sta confrontando con molte sfide. Le soluzioni che stiamo sviluppando per realizzarla ci permettono di lavorare a procedimenti che riteniamo, in futuro, potranno venire usati su larga scala. Stampati in calcestruzzo già esistono ma fanno capo ad altre tecniche. Quelle che stiamo sviluppando noi potranno invece venire applicate laddove il cemento armato stampato viene usato quale struttura portante. Questo non è sinonimo di scomparsa per quanto già in commercio, semplicemente le soluzioni alle quali stiamo lavorando noi troveranno un loro posto nel mercato”.
La torre bianca che sorgerà a Mulegns
La Torre Bianca è stata presentata nel 2021. La forma è rimasta pressoché la stessa. Benjamin Dillenburger, cosa è cambiato concretamente in questi anni?
“Durante il processo di sviluppo, siamo riusciti a migliorare molto sia la tecnologia usata sia il principio di costruzione. Ora siamo in grado di stampare colonne molto più leggere: queste all’interno sono vuote mentre le prime erano un blocco completo. Elementi meno pesanti significa montaggio semplificato. Inoltre, risparmiando materiale le nuove colonne sono meno costose e più facili da trasportare. A ciò si aggiunge che il sistema attuale ci permette di inserire i rinforzi metallici già durante la stampa, riducendo così i tempi di assemblaggio. E tutto ciò senza intaccare stabilità e sicurezza. Al Politecnico di Zurigo abbiamo fatto test molto approfonditi su elementi di dimensioni reali: i risultati dicono che i nostri elementi sono in grado di resistere a forze e pressioni anche molto superiori a quelle previste per la torre.
Meno materiale necessario e costi inferiori sono sicuramente buone notizie per chi deve finanziare l’opera. Parliamo però di un progetto che - questo era chiaro sin dall’inizio - non è previsto per l’eternità. Qualche anno e poi verrà smontato - come già accaduto per la Torre Rossa, sempre di Origen, sul passo del Giulia. In questo senso, si sta riflettendo anche sul come riciclare il tutto?
“Si, genericamente si parla di costruzione secolare, altrimenti detto: riflettere sul ‘cosa’ e sul ‘come’ si vuole realizzare un edificio. La domanda centrale, in questo senso, è: cosa vien fatto del materiale dopo il suo impiego? Una questione sempre più centrale, pensando a protezione dell’ambiente e sostenibilità. Naturalmente vi sono diversi approcci possibili: per quanto riguarda la Torre Bianca si è deciso che questa verrà smontata in modo da poterla ricostruire in un altro luogo. Si tratta di un progetto pilota per il quale abbiamo sviluppato uno speciale collante che oltre ad unire gli elementi, dovrebbe permettere anche di separarli senza distruggerli o rovinarli. Ma naturalmente ci sono anche altre vie che si possono seguire: ad esempio alla possibilità disintegrare le colonne e usare lo stesso materiale per ristamparle. La ricerca va anche in questa direzione.