Ticino e Grigioni

"La montagna non dovrebbe dividere"

Per la guida alpina Pierino Giuliani è lo specchio della commercializzazione delle spedizioni moderne

  • 29 aprile 2013, 18:40
  • 21 agosto, 12:44
La cima dell'Everest

La cima dell'Everest

  • keystone

“Ho letto qualcosa, ma non ho approfondito”, ci dice dall’altra parte della cornetta Pierino Giuliani, guida alpina di Pontresina, per anni presidente delle Guide alpine grigionesi e già capo-classe ai corsi nazionali di formazione, che contattiamo per avere un parere sulla vicenda del pestaggio da parte di alcuni sherpa dello scalatore svizzero Ueli Steck e dell’alpinista italiano Simone Moro, avvenuto ieri al campo 2 sull’Everest.

Dopo aver spiegato la versione che gli alpinisti hanno fornito su vari siti web – a causa di un contatto fisico fortuito il capo di una cordata di sherpa “avrebbe perso la testa” e insultato pesantemente Steck e compagni, che di ritorno al campo base si sono trovati accerchiati da un centinaio di portatori che li hanno malmenati – gli facciamo presente le perplessità suscitate dalla vicenda e gli poniamo una domanda che un po’ tutti nel mondo dell’alpinismo si fanno:

Ma è possibile che gli sherpa, che tutti descrivono come una popolazione gentile, umile e servizievole, abbiano attaccato gli alpinisti europei per dei motivi apparentemente futili?

"Le mie esperienze con gli sherpa sono sempre state molto positive, si tratta di un popolo umile, e all’inizio si prova perfino un certo disagio dal tanto sono servizievoli.
Non sono persone aggressive, quello che è accaduto è molto strano, difficile da capire. Non è facile credere che di punto in bianco possa accadere quello che poi si è verificato. Probabilmente si è trattato di un'escalation, di malintesi o magari di alcuni accordi non rispettati".

"E’ anche possibile che dal mio vissuto con gli sherpa, che risale a 20 anni fa, il loro comportamento sia cambiato perché oggi hanno capito d’avere dei diritti e alla base di quanto accaduto ci potrebbero essere delle rivendicazioni non ascoltate".

Si è avanzata l’ipotesi di una mancanza di lucidità da parte del capo degli sherpa dovuta all’altitudine.

"Non credo si sia trattato di una mancanza di lucidità. Gli sherpa vivono in altitudine, sono abituati a lavorare in queste condizioni. Ci deve essere stato qualcos’altro".

Si è parlato di un possibile problema legato all’orgoglio del capo sherpa, che sarebbe stato leso dagli alpinisti europei.

"Sono sì persone orgogliose, c’è sicuramente una componente di questo tipo nella loro personalità, ma non riesco a capacitarmi che possa essere una questione d’orgoglio. Nel mondo degli sherpa ci sono delle gerarchie. Principalmente si distinguono due gruppi: gli sherpa d’alta montagna, che sono molto forti fisicamente, a volte meglio preparati degli alpinisti stessi, che anche senza avere dei diplomi maneggiano con competenza corde, imbracature e attrezzi vari, e gli sherpa portatori che trasportano il materiale e che in genere si fermano al campo base. Non penso sia un problema d’orgoglio, piuttosto un malinteso".

Forse alcuni sherpa non sono ben preparati. Moro, in un’intervista alla Gazzetta dello sport afferma che visto il ricorrere del 60esimo della prima salita all’Everest, lì si stia vivendo un sovraffollamento e che di conseguenza c’è bisogno di un maggior numero di loro.

"Il tempo utile per affrontare l’Everest è ridotto (meno d'un paio di mesi ndr) e quindi si vivono dei periodi di punta nei quali c’è tanta gente in poco spazio. Fa parte, purtroppo, della commercializzazione delle spedizioni in alta montagna".

Amante della montagna, lei cosa pensa dell’accaduto?

"Dal profilo umano sono triste e quello che è successo sottolinea il lato sempre più commerciale delle spedizioni in montagna, dove a volte si fa di tutto per finire sulle prime pagine dei giornali. Nel vedere queste cose il cuore di un alpinista è triste, la montagna non dovrebbe dividere ma unire".

Paolo Beretta

“Lo svizzero Ueli Steck e l’italiano Simone Moro sono due tra i massimi esponenti dell’alpinismo moderno” ci spiega la guida alpina e collega Mario Casella.

“Steck” ci dice il collega Casella “è molto conosciuto per l’alpinismo di velocità”. Infatti, detiene tutt’ora il record, non ancora eguagliato, di ascesa della parete nord dell’Eiger, effettuata nel 2008 in sole 2 ore e 47 minuti.

"Moro è molto noto, tra l’altro, per il fatto che sta intraprendendo le ascese d’inverno”, conclude Casella. Ha conquistato in effetti in prima invernale tre cime sopra gli 8'000. Ha scalato l’Everest quattro volte.

Ti potrebbe interessare