La tassa di collegamento, altrimenti detta tassa sui posteggi, è stata abrogata di un soffio lunedì dal Legislativo. Il Gran Consiglio, con 44 voti favorevoli, 42 contrari e 2 astenuti, ha approvato il rapporto di maggioranza della commissione della Gestione a sostegno dell’iniziativa popolare che il balzello voleva eliminare. La minoranza appoggiava il controprogetto del Consiglio di Stato, con una versione light della tassa, in cui si escludono i centri commerciali.
Il Gran Consiglio boccia la tassa di collegamento
Il Quotidiano 14.10.2024, 19:00
Il dibattito parlamentare, previsto in forma ridotta, è stato aperto da Cristina Maderni (PLR), in rappresentanza degli iniziativisti, la quale ha ricordato che “la tassa di collegamento, nel periodo d’implementazione di fatto da parte delle aziende, tra il 2016-20, ha fallito nel contenere il traffico. Basata su di un concetto ingiusto e discriminatorio, la tassa non fa che danneggiare l’economia e punire i lavoratori per la sola colpa di recarsi sul proprio posto di lavoro”.
Anche la relatrice di maggioranza Roberta Soldati (UDC) ha detto che la tassa “si è dimostrata inefficace. Inoltre è un dato di fatto che essa verrà messa a carico dei dipendenti, di cui la metà è residente. È stato calcolato dalle associazioni di categoria che se la tassa di collegamento, o il controprogetto, entrasse in vigore i lavoratori si vedrebbero imputare nuove tasse per circa 900 franchi all’anno. Rispetto alla consultazione popolare del 2016 la situazione è mutata; nel frattempo i cittadini hanno sistematicamente votato contro un aumento delle imposte”, ha ricordato.
Quindi ha preso la parola la relatrice di minoranza Samantha Bourgoin (Verdi): “Un rapporto in primo luogo a favore dei diritti popolari”. “Lascia di per sé perplessi - ha detto la Verde - la volontà degli iniziativisti di voler eliminare la tassa decisa in votazione popolare e non ancora entrata in vigore. Ancor di più sconcertante il voler impedire ai cittadini di fare eventualmente questa scelta personalmente. Mi pare proprio cattivo gusto che a farsi beffa dei diritti popolari sia l’UDC, che si fregia in ogni occasione di esserne paladina, salvo calpestarli miseramente quando lo ritiene conveniente”.
Interventi a nome degli schieramenti aperti da Omar Terraneo per il PLR, che “a larga maggioranza” ha sostenuto il rapporto di maggioranza: “La tassa di collegamento - ha detto il deputato - è anticostituzionale, inefficace e non permetterà di perseguire gli scopi prefissati”. Aggiungendo che “il Consiglio di Stato prevede nel piano finanziario entrate per 15 milioni di franchi all’anno, se ne deduce che il Dipartimento non prevede una rilevante diminuzione dei parcheggi”.
Per “quasi la totalità” del gruppo del Centro Claudio Isabella ha ricordato i 16’000 firmatari. “Quasi due volte e mezzo il numero necessario per la riuscita di un’iniziativa. Questa volta siamo noi a dover definire una parte del reddito disponibile di molti cittadini ticinesi. È troppo facile gridare allo scandalo quando aumentano i premi delle casse malati, ma poi quando abbiamo un vero potere decisionale permettere che il già debole potere d’acquisto venga diminuito”.
Per il gruppo Lega ha preso la parola Daniele Caverzasio: “Siamo ancora qua, direi, per parlare di tassa e non c’è nulla di nuovo rispetto a quanto fatto nel passato. C’è però una cosa in più, la volontà popolare, ed è solo quello. Ma il popolo va ascoltato? O va ascoltato a geometria variabile? Fa un po’ strano come su alcuni temi l’UDC dia importanza al voto popolare, mentre qui proponga di abrogare la tassa tout court. Un caso perfetto di due pesi e due misure”.
“La realtà sul territorio è che le code ci sono ancora e che la tassa è attuale”, ha detto per il gruppo PS-GISO Ivo Durisch: “Solo che una parte politica non la vuole con il principio di non mettere le mani in tasca ai cittadini. In realtà, poi, gli stessi politici votano delle misure che vanno a tagliare servizi ad invalidi, anziani, nonché i sussidi per le casse malati. Lo ritengo un discorso ipocrita e di parte”. Sul controprogetto, ha aggiunto, “è vero, uno dei problemi grossi erano i centri commerciali, il Foxtown in primis. Oggi questo problema si è relativizzato e resta il problema delle code mattutine e serali causato dalle zone industriali che hanno i parcheggi gratuiti. Esentare oggi i grandi generatori di traffico è una soluzione che noi riteniamo accettabile”. In mattinata a Modem il vicecoordinatore della Lega Gianmaria Frapolli aveva preannunciato il voto di molti leghisti a favore dell’abrogazione:
Per il gruppo UDC è intervenuto Sergio Morisoli: “Pur di non parlare di questa tassa si parla di democrazia diretta. Un totem stiracchiato ognuno dalla propria parte. Per non dire che questa tassa in definitiva, nella sua coscienza, nessuno la vuole. Per non dire che questa tassa fa male a chi sta peggio di noi in questo emiciclo. Per non dire che è un’invenzione astrusa di nove anni fa e che è diventata solo peggio col passare del tempo. Si parla di democrazia diretta per non contraddire il proprio consigliere di Stato, perché non penso proprio che il resto della Lega fuori la appoggi. Una Lega da sempre contro tutte le tasse, e oggi contro tutte le tasse, salvo quelle di Zali. C’è poi una Sinistra che quando si tratta di mettere le mani nelle tasche è sempre la prima davanti”.
Per i Verdi del Ticino Matteo Buzzi ha ricordato che le “infrastrutture del trasporto stradale nel Cantone sono ormai al limite del collasso, soprattutto nelle ore di punta. È chiaro che la questione va affrontata seriamente. Non dobbiamo considerare l’aumento del traffico motorizzato come un fenomeno naturale e inevitabile. Va adottato un approccio sistemico che incentivi un cambiamento delle abitudini. È necessario utilizzare tutti gli strumenti a disposizione. Bisogna incentivare le alternative, da un lato, ed introdurre meccanismi che disincentivino, come una tassa sui parcheggi, l’uso dell’auto privata”.
Parola in conclusione al direttore del Dipartimento del territorio: “Anticipo che il mio odierno intervento a qualcuno non piacerà”, ha detto il consigliere di Stato Claudio Zali, che ha iniziato citando “Guerre Stellari”: “Nel 1977 il regista George Lukas, visto il successo del film, decise di farne una trilogia”. Quindi, lasciando in sospeso ogni collegamento, ha illustrato i contenuti del controprogetto e si è concentrato sulle “modalità surreali dell’iter parlamentare e dell’odierna discussione”. Sul rapporto di maggioranza: “Scorrendo lo stringato documento, da pagina 7 a pagina 8, trovo solo pseudo-argomentazioni. Questa legge non è mai stata in vigore e non è mai stata applicata come deve esserlo una legge in vigore. Cosa significa legge de facto in vigore? Un ossimoro che non significa nulla, se non distorsione della realtà. Siamo lontani anni luce dal dire che la legge è stata applicata”. Riassumendo, secondo Zali, “la parte concettuale del rapporto di maggioranza è un coacervo di imbarazzanti falsità. Frescacce di una pochezza indecente, scritte e sottoscritte in malafede”. L’unica domanda che, secondo il consigliere di Stato, “doveva essere affrontata oggi in quest’aula, ovvero perché il Gran Consiglio potrebbe o dovrebbe abrogare una legge del popolo? Prima ancora che essa sia entrata in vigore”.
E ancora: “Voi siete i membri del Gran Consiglio e come tali adottate ed abrogate le leggi. Ma siete pur sempre rappresentanti del popolo che sta sopra di voi. Con quale diritto abrogate una legge mai entrata in vigore? Non avendo ancora potuto dimostrare che sia una buona o cattiva legge. Ora la volete rottamare senza passare davanti al popolo. Siete sicuri di avere la facoltà di farlo? La legittimazione popolare ce l’avete? Vi ritenete dunque al di sopra del popolo o avete la supponenza di correggerne gli errori?”. Alla fine Zali ha svelato la citazione iniziale riferita al titolo del suo intervento: “I soldatini colpiscono ancora. Se avete contato bene i numeri non ci sarà un terzo episodio in cui, come giusto, sarebbe il popolo ad avere l’ultima parola”.
Rivotare o abrogare?
Modem 14.10.2024, 08:30