L’annuncio, due mesi fa, della chiusura della LATI di Sant’Antonino a giugno è sintomo di una crisi nella filiera lattiero-casearia, ma si sta lavorando per garantire un futuro al settore. La Federazione ticinese dei produttori di latte si sta preparando e stima che i trasporti verso la Svizzera interna raddoppieranno dopo la cessazione dell’attività dell’azienda. E qualcosa si muove anche in Ticino.
In questi due mesi si sono rincorse ipotesi, visioni per il futuro, si sono fatti calcoli, il settore si è rimboccato le maniche per trovare soluzioni. Dei 6 milioni di litri di latte ticinese, la metà oggi viene trasferita in Svizzera interna. Il resto era lavorato alla LATI. Tolta la parte che verrà riassorbita dal caseificio del Gottardo (l’ultima previsione era di 1,3 milioni di litri) ne balla ancora una fetta consistente. Scartata l’ipotesi di uno stoccaggio alla Fela, a corto termine non rimane che il trasporto in Svizzera interna.
“Provvisoriamente passeremo da circa 100 viaggi in Svizzera, interna a 200-220 viaggi”, è la stima di Andrea Bizzozero, vicepresidente della Federazione ticinese Produttori di latte. “I trasporti non saranno più ogni due giorni, ma saranno giornalieri verso Dagmarsellen o Landquart”.
Malgrado la grande distribuzione abbia confermato alla Federazione l’interesse per il latte pastorizzato, su questo punto non è ancora stata trovata una soluzione. Una visione c’è, ma un impianto a misura di Ticino non sarebbe per subito. Una novità riguarda i formaggi freschi ed è legata al territorio.
“Ci siamo riorganizzati per vedere se c’erano dei piccoli trasformatori che avrebbero ripreso questi prodotti non trasformati dal caseificio del Gottardo, che sarebbero le robiole fresche. Quindi ci sarebbero adesso due caseifici pronti a partire con questo progetto, che trasformerebbero questo latte, poi confezionati e passati alla grande distribuzione. Questo è un primo passo”.
Bizzozero non si sbottona sui nomi, ma si tratterebbe di due realtà molto note. A loro andranno già da giugno fra i 400’000 e i 500’000 litri di latte per la produzione della robiola ticinese. A breve si dovrebbe saperne di più per i quantitativi che invece dovranno giocoforza andare in Svizzera interna. Resta il problema dei costi. “Per il trasporto in Svizzera interna il costo praticamente raddoppierà, mentre quello per la raccolta del latte ticinese... siamo riusciti probabilmente a risparmiare dei soldi che in parte andranno a compensare questi trasporti in Svizzera interna”.
Per la Federazione è chiaro che un aiuto del Cantone, più volte evocato, sarebbe fondamentale. Cantone che sta accompagnando il processo e il direttore della divisione Economia, Stefano Rizzi, lo ribadisce: noi ci siamo. Ma concretamente intende anche sostenere i produttori di latte? E come si stanno facendo le analisi? “In particolare sono attese delle offerte concrete da parte della Federazione su quello che può essere il costo effettivo del trasporto”, ha spiegato Rizzi. “Sulla base di queste informazioni da parte nostra c’è certamente la disponibilità a entrare in materia e insieme a trovare una soluzione transitoria”. L’obiettivo per tutti, Cantone compreso, resta quello di valorizzare il più possibile il latte ticinese sul territorio.
Mercato lattiero-caseario: il futuro dopo la LATI
SEIDISERA 20.03.2024, 18:33
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