In questi giorni si è parlato anche di commercio di materie prime e delle conseguenze che possono avere le aziende che regolarmente commerciano con la Russia e l'Ucraina. Lugano è la terza piazza elvetica. Secondo i dati dell'associazione di categoria Lugano commodity trading, in Ticino ci sono un centinaio di aziende attive in questo settore. Solo un terzo, una trentina quindi, sono quelle affiliate all'associazione. Abbiamo cercato di capire quali di queste potrebbero essere più toccate dalla crisi ucraina, partendo proprio dalle affiliate dell'associazione.
Il legame con la Russia
A Palazzo Mantegazza a Paradiso c'è l'unità di trading della NLMK. Una delle quattro più importanti compagnie produttrici d'acciaio di Russia. È di proprietà dell'imprenditore russo Vladimir Lisin. Forbes stima il suo patrimonio a 27 miliardi di dollari; nel 2010 e nel 2011 era l'uomo più ricco di Russia. Secondo un articolo della stessa Forbes, poche ore dopo l'invasione da parte della Russia in Ucraina, Lisin aveva già perso 4 miliardi di dollari. Vecchi articoli di stampa lo definiscono un oligarca schivo; il suo nome non figura nella lista (quella pubblica) delle persone sottoposte a sanzioni.
Sempre legata alla produzione d'acciao c'è anche la MMK Steel Trading. L'acciaio che viene venduto tramite l'unità commerciale di Lugano arriva da Magnitogorsk, nel sud della Russia, dove il gruppo MMK ha il più grande complesso metallurgico del Paese che produce quasi 12 milioni di tonnellate di acciaio all'anno. La MMK è di proprietà del magnate Viktor Rashnikov che la controlla tramite la sua holding cipriota Mintha Holding Limited. Rashnikov ha un patrimonio stimato di 11 miliardi di dollari e nel 2018 era stato inserito in una lista degli oligarchi di Putin dal Dipartimento del tesoro americano. Anche lui oggi non figura nella lista pubblica delle persone sottoposte a sanzioni.
Poi c'è Coeclerici che ha la sua propria miniera di carbone in Russia: quella di Korchakol, in Siberia. È stata la prima azienda occidentale ad aver acquisito una miniera in Russia; era il 2008. Stiamo parlando di una produzione annua di quasi 2 milioni di tonnellate di carbone.
Il legame con l'Ucraina
All’inizio degli anni 2000, la Duferco di Lugano, una delle più importanti società di trading di prodotti siderurgici del mondo, strinse un’alleanza con l’Unione industriale del Donbass (ISD), una delle principali aziende ucraine. Duferco ottenne l’esclusiva sui prodotti siderurgici provenienti da questa regione e si mise in affari con l’oligarca Sergy Taruta, futuro parlamentare e, per un breve periodo all’inizio del conflitto del Donbass, governatore di Donetsk. Duferco ha annunciato di lasciare l’Ucraina nel 2020. Qui però ha sede una filiale della DXT Commodities, una delle società più importanti della piazza luganese. Nata come una costola proprio di Duferco, DXT commercializza soprattutto gas ed opera in Ucraina come DufEnergy Ukraine. Ha sede a Kiev. Negli ultimi quindici anni vari importanti produttori siderurgici e metallurgici della regione hanno invece scelto il Ticino come sede delle loro antenne commerciali. Queste aziende sono concentrate a Paradiso da dove fanno da intermediari tra i grossi stabilimenti dell’est dell’Ucraina con i mercati internazionali.
A Paradiso ci sono quindi le antenne commerciali del gruppo Interpipe, un gigante mondiale nella produzione di tubi d'acciaio e ruote ferroviarie che è controllata da Viktor Pinchuk che è uno degli uomini più ricchi di Ucraina. Gli stabilimenti metallurgici si trovano nella regione di Dnipro. Sempre a Paradiso c'è poi la DSS International, distributore ufficiale di Dneprospetsstal Steel Works, leader ucraino per la produzione di acciaio speciale, basato a Zaporozhye, nel sud est del Paese dove tra l'altro si sta combattendo.
Infine, questa volta a Mendrisio, ha sede la UMP Trading. Sul suo sito dichiara di commerciare i prodotti dell'azienda ucraina Energomashspetsstal che è la più grande produttrice di pezzi in metallo del Paese per diversi settori compresa l'industria energetica. Energomashspetsstal, basata vicino a Donetsk, è di proprietà della russa Atomenergomash, una divisione di Rosatom, la società statale dell’energia nucleare russa.
Le conseguenze delle sanzioni
Le società che commerciano materie prime non sono direttamente colpite dalle sanzioni decise dall'Unione Europea (alla quale la Svizzera ha aderito) ma in questo momento lo sono da decisioni che alcune banche hanno preso in modo autonomo. La Reuters ha menzionato anche Credit Suisse che però non ha confermato. Il segretario di Lugano Commodity Trading Marco Passalia ha confermato alla RSI che alcune banche hanno effettivamente preso questa decisione, ma senza dire quali.
"Dai contatti che abbiamo con banche presenti sul territorio elvetico ci risulta che diversi istituti in questa fase stanno cercando di limitare l'esposizione sia sull'Ucraina che sulla Russia. Questo significa congelare tutta una serie di pagamenti e di forme di strumenti di pagamento come lettere di credito o anche limitare o congelare determinate linee di credito".
Cosa significa per queste aziende?
"Significa che non possono ne effettuare ne ricevere pagamenti o effettuare determinate azioni commerciali. Significa decisamente la paralisi".
Ci sono poi le sanzioni che prevedono il divieto di fare nuovi affari con 300 persone (la lista è pubblica) e poi sono stati congelati i conti di cinque oligarchi (i nomi non si conoscono). Cosa fa un'azienda di trading?
"Mi sono confrontato con diversi miei colleghi, con aziende associate e quello che si sta facendo è fare una Due diligence, una verifica su questi nomi e su eventuali controparti con cui si sta lavorando dove ci potrebbero essere questi nomi".
E se salta fuori uno di questi nomi?
"Evidentemente non si lavora con quell'azienda o con quella controparte. Si vuole evitare qualsiasi danno sia di immagine che concreto perché ci possono essere poi delle ritorsioni".
Veniamo alle aziende che lavorano con l'Ucraina, quali sono i problemi qui?
"I problemi sono essenzialmente legati all'aspetto logistico e quello dei pagamenti. I porti e tutte le infrastrutture logistiche sono abbandonate dal personale e ovviamente la situazione di guerra non permette di fare nulla e poi c'è quanto spiegavo sulle decisioni delle banche".
Materie prime: gli effetti delle sanzioni economiche contro la Russia sulla piazza di Lugano
SEIDISERA 01.03.2022, 19:24
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