"Mi hanno detto sui due piedi di lasciare libero il posto di lavoro. Subito.. E' stato umiliante. Dopo tanti anni non me lo aspettavo." Racconta così la sua storia la donna che al rientro dal congedo di maternità è stata licenziata in tronco. "Lavoravo in quella ditta da sedici anni - ricorda - e avevo un posto esclusivo, in amministrazione. Al rientro, il mio posto era occupato da un collega, maschio".
La vicenda di questa giovane mamma (che ha chiesto l'anonimato) si è svolta in un'azienda del Luganese ed è tuttora aperta, perché la donna si è rivolta ad un avvocato per fare valere le sue ragioni e capire se si è di fronte ad un licenziamento abusivo.
Nelle scorse settimane il Consiglio degli Stati ha bocciato proprio la richiesta - proveniente dal Canton Ticino - di estendere la tutela contro i licenziamenti per le neomamme.

SEIDISERA del 15.12.21: le considerazioni di Rachele Santoro, delegata ticinese per le pari opportunità
RSI Info 15.12.2021, 19:26
Contenuto audio
Secondo la delegata ticinese per le pari opportunità Rachele Santoro, è necessario lavorare sulla cultura aziendale per renderla più sensibile a questi temi e permettere nel contempo una pianificazione professionale che veda entrambi i genitori (e non solo la donna) impegnati nello svolgimento delle mansioni famigliari.
L'iniziativa ticinese
L’iniziativa presentata alle Camere federali dal Ticino chiedeva di vietare il licenziamento delle neomamme nei 12 mesi successivi alla nascita del figlio, contro le attuali 16 settimane. Nell’anno successivo al parto, l’iniziativa chiedeva anche che le madri potessero beneficiare di un congedo non retribuito pari al massimo al 30% del tasso di occupazione.