È incappato nella pioggia l’avvio delle vendite natalizie in Ticino. Ma se questo è un fattore passeggero, preoccupa seriamente i commercianti la forza del franco sull’euro. Nonostante l’ora supplementare, concessa dalla nuova legge sui negozi, il bilancio delle aperture dell’Immacolata è apparso contrastato: “Nella mia città, a Lugano, abbiamo iniziato a lavorare bene sin dal mattino. Purtroppo non è per tutti così”, dice Lorenza Sommaruga, presidente di Federcommercio, l’associazione di riferimento per il commercio al dettaglio.
A soffrire di più sono le città di confine come Chiasso, ma anche Mendrisio. “Indubbiamente loro e non soltanto a dicembre - conferma Sommaruga -. Un problema in più è dato dal fatto che è ricominciato in maniera importante il turismo degli acquisti e quindi soffrono di questa situazione”.
Il pericolo di un’emorragia di denaro a beneficio dei negozi di oltre confine è reale. Anche se, come spiega Marzio Minoli della redazione economica della RSI, non sempre il viaggio vale la benzina: “È vero che il cambio è favorevole, ma i prezzi in Italia, e nei paesi confinanti in generale, sono saliti molto. Anche se nelle ultime settimane si vede un certo raffreddamento, quindi prodotti meno cari, bisogna fare comunque bene i calcoli per capire se il vantaggio dato dal cambio basti a compensare l’aumento dei prezzi nei negozi d’oltre frontiera”.
Oltretutto l’euro ai minimi storici giunge in un periodo dell’anno che per molti negozianti può valere anche la metà dell’incasso annuale. “Sicuramente a questi livelli il cambio preoccupa e fa paura”. Anche perché il 2023 è stato finora ben al di sotto delle attese, dice la presidente di Federcommercio: “Premetto che questo mese potrebbe ancora fare la differenza per molti, però ci si sta nuovamente e tristemente riallineando al 2019, quindi ai periodi antecedenti la pandemia”. Durante la quale, ricordiamo, i commerci locali hanno beneficiato del fatto che le frontiere dello shopping erano chiuse.
Sommaruga non nasconde le difficoltà vissute dal settore: “Quest’anno abbiamo sentito veramente la crisi. C’era meno gente nelle città, meno acquisti e per importi inferiori”. La presidente punta il dito sul conflitto ucraino, cui si è aggiunto quello mediorientale, con conseguenze sui rincari, già a partire da inizio anno. Aggiungiamoci l’aumento dei costi fissi e il franco forte e la frittata è fatta. Senza dimenticare, ricorda la presidente dei commercianti, “la concorrenza dell’online che aumenta di anno in anno. Tutti questi fattori, messi insieme, hanno dato filo da torcere a tutti”.
La speranza che il Natale risollevi il settore è tuttavia ancora viva. “I problemi ci sono, però alla fine io credo che il consumatore accorto e attento alla qualità, alla vicinanza, alla comodità di fare acquisti nelle proprie città, vinca su tutto. Quindi sono positiva”.
Ticino, prima giornata di aperture pre-natalizie
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L'euro al minimo storico
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