"Siamo pronti, ci saranno degli investimenti da programmare, ma è un buon affare". Così direttore dell'Azienda elettrica ticinese (AET) Roberto Pronini, dopo la decisione del Gran Consiglio di procedere al riscatto degli impianti idroelettrici del Lucendro.
Si tratta della prima grande riversione dopo quella degli impianti del Piottino del 1972 e di quella parziale del lago Ritom del 2010 e anticipa quelle ben più importanti del 2035 (OFIMA, Valle Maggia) e del 2042 ( OFIBLE , Valle di Blenio). L'obiettivo, ribadito a più riprese sul piano politico, è quello di consentire al cantone di rientrare in possesso delle proprie acque ai fini della produzione di energia. Un obiettivo che richiederà costi per alcune centinaia di milioni e che consentirà al Ticino di coprire al 100 % il proprio fabbisogno di energia e pure di esportarne.
Per il momento però siamo ancora in una fase preparatoria : la riversione degli impianti del Lucendro diverrà effettiva solo nel 2024. Che cosa succederà nel frattempo ? “Abbiamo dieci anni di tempo per conoscere meglio la centrale e, assieme al canton Uri, per discutere la ripresa della gestione. Noi siamo pronti, abbiamo altre quattro centrli in Leventina che hanno una tecnologia molto simile e quindi si integra molto bene nel nostro parco di produzione”, conclude Pronini.
CSI/redMM
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Le considerazioni di Roberto Pronini intervistato da Furio Ghielmini (CSI)
RSI Info 20.12.2013, 13:41