Dopo un lungo silenzio il mondo della prostituzione ticinese è tornato a far parlare di sé. Diverse inchieste toccano il settore. In due locali si indaga per reati patrimoniali e in altrettanti saloni di massaggi si ipotizza lo sfruttamento della prostituzione.
Il numero dei locali regolarmente notificato alle autorità, peraltro, è ai minimi storici. Nove postriboli, tra Chiasso, Lugano e Bellinzonese. Nel 2008, a tutta evidenza del cambiamento, erano 35.
Ma chi li gestisce oggi? Lo rivela alla RSI il proprietario del Luxury di Chiasso, Dario, che è attivo da 25 anni nel settore a luci rosse. "In linea di massima siamo tutti imprenditori singoli e della zona". Ma al di là di questo, è la frammentazione a regnare: "Assolutamente, non c’è un’associazione che raggruppi tutti i locali, non si trovano accordi e quindi ognuno va per la propria strada".
Una strada che, a detta di Dario, è sempre più in salita. "Il mondo a luci rossi in Ticino vive un momento di crisi dovuto alla crisi economica e alla difficoltà con le ragazze, il cui reperimento è limitato all’area Schengen".
L’attività patirebbe in particolare la concorrenza dalla vicina Italia. "Anche se illegale, l’offerta appare più, come dire, variegata. Qui invece si sconta una limitazione delle etnie presenti e quindi siamo un po’ meno appetibili rispetto a un tempo".
A ciò si somma, o meglio si sconta la diminuita capacità di spesa dei clienti. E i guadagni di chi esercita diminuiscono: "Vedo che tentano di tenere prezzi simili a quelli precedenti la pandemia, ma con molta fatica. È un mercato che tendenzialmente sarà al ribasso nei prossimi anni", sostiene il proprietario del postribolo. L’ordine di paragone, dice, è di 100 franchi per una prestazione ordinaria al di qua della frontiera, contro i 70 euro richiesti oltre confine.
Parlando di contante l’imprenditore a luci rosse cita un ulteriore difficoltà: "Nel mio caso ho una start-up. Sono l’ultimo nato in Ticino e nessun istituto di credito è disposto ad aprirmi un conto corrente per un discorso di loro etica aziendale". Questo, spiega l'imprenditore, impone uno sforzo maggiore per avere tutte le carte in regola durante un controllo fiscale. "Non va bene perché il settore è legale è qualcuno dovrebbe aiutarci a risolvere questo problema".
TESEU: "Ecco dove si evidenziano i problemi"
Luci rosse in difficoltà, ma una situazione che appare ancora sotto controllo. "Non abbiamo riscontrato dei fenomeni illegali nei locali erotici - afferma il commissario capo Gianluca Calà Lesina, che dirige la TESEU, la sezione della polizia cantonale che si occupa del settore -. Per contro abbiamo svolto diverse attività investigative nel contesto di prostituzione illegale in appartamenti e recentemente in saloni di massaggi all’interno dei quali venivano fornite prestazioni sessuali a pagamento". Il problema si è quindi spostato in questi ambiti? "Abbiamo evidenza di qualche problema", dice il commissario capo.
Laddove ci sono evidenze di illegalità, continua il responsabile della TESEU, "la polizia cantonale mette in campo le proprie risorse per contrastare questi fenomeni e poi li denuncia al Ministero pubblico".
Tra i diversi reati perseguiti non figura mai quello di tratta degli esseri umani. Significa che in Ticino non ci sono casi o non si riescono ad individuare? "Dalle indagini che sono state e che vengono svolte non vi sono le evidenze per l'applicazione dell’art. 182 del Codice penale svizzero, quello che persegue la tratta di esseri umani". Ma lei si sente di dire che questo reato non esiste? "Non ne abbiamo evidenza".
Prostituzione in Ticino: l'approfondimento
SEIDISERA 14.12.2022, 19:34