Un agente della polizia comunale di Lugano è stato condannato giovedì a nove mesi con la condizionale, in quanto ritenuto colpevole di abuso di autorità per avere preso a calci e pugni negli uffici della centrale un uomo ubriaco che aveva urinato in un locale pubblico.
I fatti risalgono al maggio 2016. L'uomo era stato prelevato da un locale e portato in centrale per aver urinato su un distributore di sigarette. Mentre era seduto su una sedia senza mostrare particolare aggressività, era stato buttato a terra dall'agente comparso alla sbarra, che dopo averlo ammanettato gli aveva sferrato alcuni calci al torace e alle gambe.
Trascinato in un angolo dell'ufficio aveva ricevuto una seconda dose di botte. L'agente, oggi 34enne, si è giustificato spiegando di aver avuto paura di venire infettato "perché aveva detto che era malato di AIDS e ci sputava contro". Poi sono arrivati un altro paio di calci perché l'uomo si è rifiutato di soffiare nell'alcolimetro. Tutte le scene sono state riprese dalla videocamera di sicurezza.
Secondo il procuratore generale John Noseda, l'intervento sarebbe già discutibile dalle prime fasi: per quanto commesso, sarebbe bastata una contravvenzione, mentre quanto accaduto nella centrale è un abuso di autorità. Per il difensore dell'agente, invece, il reato commesso rientrerebbe nelle vie di fatto, ma poiché la vittima non ha sporto denuncia, l'accusa non gli viene imputata, e per questo ha chiesto l'assoluzione.
Il procuratore generale nel decreto d'accusa al quale l'agente si era opposto, aveva chiesto una condanna di 150 aliquote giornaliere e una multa di 2'000 franchi. Il giudice Mauro Ermani, che ha accolto in toto l'atto d'accusa, ha rincarato la pena infliggendo all'agente nove mesi di detenzione sospesi per due anni e una multa di 5'000 franchi.
CSI/eb