La gestione del lupo resta un tema caldo in Ticino e nei Grigioni. E la convivenza con il predatore passa sia dalla gestione della sua diffusione sia dalla protezione delle greggi: dal prossimo anno potrebbero venire meno gli indennizzi per chi avrebbe potuto introdurre delle misure ma non l’ha fatto.
In Ticino sono 16 i lupi stazionari (oltre ai tre branchi della Valle Onsernone, del Carvina e della Valcolla, ci sono due coppie), di questi alcuni emigreranno in marzo/aprile 2024. Sono presenti poi altri individui singoli in transito (questi ultimi sono una decina). La presenza è dunque consolidata e lo sarà anche nei prossimi anni. Per facilitare una convivenza che scalda spesso gli animi, sono necessari approcci diversi. “Il lupo è una specie che non ama l’incontro con gli esseri umani, ma quando questo accade, di solito li osservano e poi si allontanano. Sono diversi i motivi che spingono i lupi ad avvicinarsi agli abitati: a volte non conoscendo il territorio lo fanno per errore. Altre volte seguono la selvaggina, che in inverno scende di quota. Oppure sono attratti dal cibo, ecco perché non andrebbero mai nutriti”, spiega Manuela von Arx, biologa della Fondazione Kora.
Lupo, rimborsi a rischio per chi non protegge
Il Quotidiano 19.12.2023, 19:00
Ad oggi, chiedersi che cosa ci faccia un lupo in Ticino, è sbagliato. “Tutto il Ticino deve essere considerato o come occupato o come facilmente raggiungibile dal lupo. Dobbiamo capire che il lupo può esserci, quindi dobbiamo sapere come comportarci in caso di avvistamento o di incontro. Per gli allevatori cambiano le carte in tavola. Dovranno sicuramente mettere a punto determinati sistemi di protezione, anche dove fino a qualche anno fa si pensava che non ci fosse il lupo. Per esempio nel Mendrisiotto”, spiega Gabriele Cozzi, collaboratore scientifico dell’Ufficio caccia e pesca.
In Ticino gli attacchi da parte di un lupo nel 2022 sono stati 49, in altri 19 la causa è sconosciuta. Casi che quest’anno sembrano essere in calo. Da qui l’importanza, laddove possibile, di adottare misure di protezione: recinti elettrificati e cani da protezione. “C’è chi le ha implementate, anche grazie agli aiuti finanziari che sono stati stanziati dalla Confederazione, e c’è invece una gran parte che non può metterle in atto per varie ragioni e quindi si trova comunque in difficoltà. E purtroppo alcuni di questi ultimi hanno anche smesso con l’allevamento” , sottolinea Silvio Guggiari, consulente per la protezione delle greggi Sezione dell’agricoltura.
Facile capire, quindi, perché la convivenza uomo-lupo è talvolta complicata. “Bisogna avere possibilità di gestione e abbiamo visto che è stato incrementato questo aspetto con la modifica del diritto federale. D’altra parte è importante l’attuazione di misure di protezione degli animali da reddito. Si potrebbero mettere in discussione le indennità laddove le misure non vengono messe in atto. Non è una misura di risparmio e in questo provvedimento sicuramente non rientrerebbero le situazioni non proteggibili o dove puntualmente alcuni animali, in qualche momento, non sono protetti e vengono predati. Ma più che altro potrebbe essere un incentivo per incrementare quelle che sono le misure laddove possono essere messe in atto”, dice Tiziano Putelli, capo Ufficio caccia e pesca. Anche perché nel 35-40% delle predazioni, gli animali avrebbero potuto essere protetti, ma non lo erano.
Nei Grigioni la regolamentazione prevede l’abbattimento di un massimo di 44 esemplari su 130. Un intervento oggetto di un ricorso, presentato da tre organizzazioni ambientaliste. Il Governo retico si dice preoccupato dall’effetto di questa opposizione, che ha bloccato l’abbattimento di 11 esemplari di due branchi e ha chiesto la revoca dell’effetto sospensivo. Intanto, sugli interventi, pesano le condizioni meteorologiche avverse. Le abbondanti nevicate hanno limitato la mobilità degli animali e reso più difficoltosa l’attività dei guardiacaccia e dei cacciatori. “Abbiamo presentato al Tribunale federale la domanda per poter continuare ad abbattere i branchi, adesso, aspettiamo ancora la risposta”, spiega Carmelia Maissen, direttrice del dipartimento infrastrutture, energia e mobilità dei Grigioni.
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