L'inverno anomalo senza neve, che ha già costretto alcune stazioni invernali ticinesi a chiudere tutte o una parte delle piste, ha un impatto anche sui dipendenti del settore. Alcuni comprensori chiederanno o hanno chiesto il lavoro ridotto, altri invece no, perché non è consentito per i dipendenti stagionali.
Fra i primi c'è Bosco Gurin, che da tre anni fa capo sempre di più a personale stabile: "Abbiamo fatto una richiesta formale per mancanza di neve, come l'anno scorso", ma, precisa il proprietario Giovanni Frapolli, "unicamente per i dipendenti fissi". La risposta non è ancora giunta.
Fra i secondi invece Campo Blenio, che rinuncia del tutto: "Quest'anno abbiamo deciso di non chiederlo, a differenza dell'anno scorso", risponde Denis Vanbianchi, perché "la procedura è talmente complessa e gli stagionali, che sono la maggior parte, non si possono inserire". Al Nara i dipendenti fissi sono quattro o cinque, per loro ci si pensa.
Ad Airolo la questione non è d'attualità, si scia ancora, e anche a Carì "finora non abbiamo avuto bisogno perché eravamo aperti e lo saremo fino alla fine della settimana", spiega invece il presidente del CdA Gabriele Gendotti. Ma dalla prossima settimana la richiesta potrebbe partire, anche se per le stazioni invernali ottenere le indennità non è semplice. "Non si tiene conto della particolarità dei casi, noi ogni anno facciamo contratti di quattro mesi per quasi quaranta dipendenti", afferma l'ex consigliere di Stato.
La questione sta diventando più sensibile anche perché stavolta sono toccati anche gli altri cantoni alpini. "Negli anni passati", spiega Gendotti, "non c'è stata una grande mobilitazione della politica perché il problema concerneva quasi soltanto il Ticino. Ma oggi ho visto reazioni sui giornali della Svizzera tedesca e romandi. Si vede che qualcosa si sta muovendo perché il problema c'è per la maggior parte delle stazioni sciistiche della Svizzera centrale e in parte anche dei Grigioni e del Vallese".