Ticino e Grigioni

Nada chiede 2,5 miliardi di dollari per la diffamazione

Il proprietario della Lord Energy di Lugano ha intentato una causa negli USA contro gli Emirati Arabi Uniti e la società investigativa che quasi lo fece fallire

  • 27 gennaio, 18:45
  • 27 gennaio, 18:45
Hazim Nada

Hazim Nada

  • RSI
Di: SEIDISERA/Robbiani/RSI Info

Sarà una Corte federale di Washington a scrivere un nuovo capitolo nella campagna di diffamazione orchestrata contro Hazim Nada, proprietario della Lord Energy SA di Lugano, una società attiva nel commercio di materie prime. Gli avvocati di Nada, che è cresciuto a Campione d’Italia e ha studiato in Ticino, hanno deciso di intentare negli USA una causa da 2,5 miliardi di dollari contro gli Emirati Arabi Uniti, contro un’azienda statale petrolifera di quel Paese e contro una società investigativa con sede a Ginevra.

La vicenda era emersa alcuni anni fa al tempo degli Abu Dhabi Secrets. Dai files sottratti da un gruppo di hacker proprio a questa società investigativa era infatti emerso che quest’ultima aveva ricevuto 6 milioni di dollari dagli Emirati Arabi Uniti per mettere in piedi una campagna atta a colpire, anche attraverso articoli di stampa, centinaia di persone in tutta Europa che potevano dare fastidio agli Emirati, oppure essere vicini ai rivali del Qatar o ai Fratelli Musulmani.

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Tra questi Hazim Nada che sarebbe stato utilizzato dalla società ginevrina come una sorta di esempio dei danni che essa era in grado di procurare. Lord Energy, che veniva descritta come una cellula dei Fratelli Musulmani, è arrivata sull’orlo del fallimento, ha perso clienti, si è vista tagliare fondi, chiudere i conti bancari. 

Perché ora Nada cerchi un risarcimento negli Stati Uniti è stato lo stesso imprenditore a spiegarlo alla RSI. Nada è anche cittadino americano e buona parte degli affari di Lord Energy venivano fatti negli USA. In Ticino aveva presentato una denuncia per capire come mai alcuni documenti erano usciti dall’ufficio del registro di commercio. L’inchiesta si era però chiusa con un decreto d’abbandono.

Per circa quattro mesi, ricorda lo stesso Nada, la società ginevrina ha raccolto materiale sulle sue attività e quindi è passata all’attacco. “Hanno iniziato a contattare alcuni dei nostri fornitori spacciandosi per me. C’è stata proprio un’operazione di spionaggio per costruire il castello da vendere agli Emirati”, dice l’imprenditore.

Sugli Abu Dhabi Secrets, che non riguardano appunto solo Nada, sono state aperte inchieste anche in altri Paesi, in Francia, per esempio. In Svizzera, il Ministero pubblico della Confederazione è stato sollecitato più volte. Preferisce però non rilasciare dichiarazioni. C’è da dire che in casi di presunto spionaggio comunque varrebbe la linea del top secret. Stando a nostre informazioni, però, anche nella Confederazione sarebbero stati effettuati degli interrogatori.

Le prime risposte sulla causa miliardaria intentata negli USA dovrebbero giungere entro luglio, quando la Corte di Washington si aspetta di ottenere una presa di posizione dalle parti coinvolte. La vicenda presenta anche un aspetto curioso, l’avvocato di Nada ha infatti patrocinato una società, la Dominion Voting Systems, che fabbrica gli apparecchi che contano i voti. Aveva denunciato l’avvocato di Donald Trump, Rudolph Giuliani, per le accuse di brogli elettorali nel 2020.

Seidisera del 27.01.24, il servizio di John Robbiani

RSI Ticino e Grigioni 27.01.2024, 17:29

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