Un terzo degli impresari costruttori ticinesi mette sul tavolo l'idea di abbandonare il contratto collettivo di lavoro cantonale in scadenza nel 2022. Se ne è discusso nell'assemblea di giovedì. Secondo la società di categoria, i sindacati starebbero facendo "ostruzionismo" in un periodo che richiederebbe invece misure speciali. L'ultimo pomo della discordia sono gli aggiustamenti chiesti a giugno dalla SSIC per favorire la ripresa dopo il lockdown. Da parte sindacale si era risposto picche fino a quando erano saltate le trattative.
Unia rimanda le accuse al mittente: "gli operai non erano disposti a otto mesi senza respiro, con calendari appesantiti, sabati senza supplementi e vacanze estive anticipate. Una corsa fino a Natale", spiega Dario Cadenazzi. "I problemi vanno affrontati quando ci sono e non si possono ricevere solo risposte negative. Questo fa pensare all'opportunità di mantenere un partenariato cantonale se in tempi di crisi non dà più i risultati sperati", afferma invece il direttore della SSIC Ticino, Nicola Bagnovini.
L'eventuale addio al contratto collettivo cantonale verrà probabilmente discusso a inizio 2021. I sindacati la ritengono un'opzione inaccettabile e anche gli stessi impresari ammettono un problema: resterebbe in vigore l'accordo nazionale, più flessibile ma la cui applicazione è molto più difficile da controllare.
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