"Non troviamo stipendi a 1'000 franchi o 1'000 euro come in Ticino, però la pressione salariale esiste". È la voce di Pierluigi Fedele del sindacato UNIA. Stando agli ultimi dati, l'arco giurassiano svizzero registra quasi 50'000 frontalieri, di cui circa 12'000 lavorano nel canton Neuchâtel, soprattutto nell'industria manufatturiera e nell'orologeria. Con quasi 95'000 impieghi complessivi, nel cantone romando un lavoratore su otto è quindi un frontaliere.
Una situazione che favorisce la pressione sui salari, sostiene Fedele: "Soprattutto nei settori dove non ci sono salari minimi imposti dai contratti collettivi". Di altro avviso Florian Németi, presidente della Camera del commercio e dell'industria neocastellana: "Ci sono pochissimi casi di dumping salariale". Németi che ricorda anche come Neuchatel sia "il cantone svizzero con il numero maggiore di contratti collettivi di lavoro".
Nel 2011 la popolazione neocastellana ha tentato un'iniziativa volta a fissare dei salari minimi, così come hanno fatto in seguito gli aventi diritto di voto di Giura nel 2013 e Ticino nel 2015. Progetto che non ha però avuto buon esito.
CSI/CaL