Solare alpino è l’iniziativa della Confederazione che punta nei prossimi due anni a costruire parchi fotovoltaici sulle Alpi, da sfruttare d’inverno. Un tema d’attualità anche alla luce del primo via libera da Bellinzona all’impianto previsto in Ticino sul Tamaro. È una licenza preliminare, il che vuol dire che per i promotori ci sono ancora passi formali da compiere. Intanto però l’installazione supera uno scoglio che altre iniziative, molto più piccole, non hanno passato. E difatti tra le organizzazioni per la protezione del territorio non manca un po’ di sorpresa.
Il pendio di Manèra sul monte Tamaro, dove potrebbe sorgere un parco fotovoltaico
“Oggi sono stato un po’ meravigliato di apprendere dalla stampa che era stata rilasciata una licenza preliminare”, ha spiegato Daniel Ponti, presidente di Pro Natura, ai microfoni della RSI. “Le indicazioni che arrivavano dalle autorità cantonali erano quelle di non voler autorizzare questo genere di impianti proprio perché al momento non strettamente necessari”.
La notizia, pubblicata martedì dal Corriere del Ticino, ha colto di sorpresa anche il presidente della Società ticinese per l’Arte e la Natura (STAN) Tiziano Fontana, il quale ricorda che dopo il “no” a un impianto di test che la Sopracenerina voleva realizzare al Nara, il Cantone aveva detto altro a laRegione. “Nel caso del Nara, avevamo letto le dichiarazioni anche del consigliere di Stato Claudio Zali che indicava che prioritario sarebbe l’utilizzo delle aree già edificate e soprattutto delle grandi superfici industriali”, aggiunge Ponti. In Ticino solo il 6% dei tetti hanno pannelli. Per le due organizzazioni, è questa la via da percorrere.
“No, non abbiamo cambiato idea”, risponde il consigliere di Stato Claudio Zali. “L’orientamento del Cantone ed anche l’indicazione che dà il piano energetico climatico rimane quella. La Confederazione, però, ha stabilito delle norme di eccezione, un diritto superiore che siamo tenuti a rispettare. E se c’è la possibilità di portare un grande investimento in Ticino, sovvenzionato al 60% dalla Confederazione, il Cantone evidentemente non si chiama fuori ma si mette a disposizione di promotori che abbiano la consistenza e la solidità per portare avanti un progetto adeguato”.
Il promotore in questo caso è l’imprenditore e politico Rocco Cattaneo che investirà 15 milioni, al netto dei contributi federali. I pannelli alimenteranno 4’000 economie domestiche, rispettando così i minimi richiesti da Berna per i sussidi. Cattaneo ha detto oggi alla RSI di non volersi ancora esprimere. Cercherà prima il dialogo con tutte le parti coinvolte - tra cui patriziato e comune di Mezzovico- Vira. E soprattuto, con le organizzazioni ambientaliste. È infatti importante schivare i possibili ricorsi per costruire entro il 2025.
“Noi siamo sempre molto disponibili e pronti al dialogo”, sottolinea Ponti di Pro Natura. “Ad oggi non abbiamo ancora avuto contatti, ma se dovessero arrivare ben volentieri, noi come Pro Natura sicuramente terremo sott’occhio questi progetti. Questo, in particolare, proprio perché vorremmo che le montagne non diventino terreno di sfruttamento indeterminato con pannelli solari”. Anche la STAN valuterà il progetto. Il WWF poi ha fatto sapere di non avere motivi per opporsi. Per la licenza definitiva, ora i promotori dovranno completare l’incarto, in particolare con un’analisi di impatto ambientale.
Ma ci sono altri progetti in arrivo? “Altri interessati non sono per ora all’orizzonte”, risponde Zali. “Occorrerebbe innanzitutto reperire delle ubicazioni altrettanto adeguate. È necessaria poi una presistenza di infrastrutture e di accessibilità, e trovare magari zone di minor pregio ambientalistico. Mi sorprenderei se altri progetti si facessero sentire solo ora, perché sarebbero già quasi in ritardo”. L’Azienda elettrica ticinese non ha progetti. La Sopracenerina, dopo il “no” al Nara, sta studiando qualcosa nella regione, senza i sussidi di Berna.
L’“offensiva solare” della Confederazione
Il tempo stringe, perché così è stato voluto dal Parlamento: il tutto rientra nell’ambizioso progetto denominato “offensiva solare”, idea che risale allo scorso autunno, quando lo spettro di una crisi energetica era reale e faceva paura, a tal punto da spingere le Camere federali a pigiare ulteriormente l’acceleratore in materia di fotovoltaico. Parchi solari di grandi dimensioni sulle Alpi, questo il concetto e l’obiettivo, che si basa sulla semplice constatazione che ad alta quota il sole splende spesso anche nei mesi invernali. La Confederazione è disposta ad assumersi fino al 60% dei costi di investimento: tanto, anche oggi, con la penuria energetica ridotta a uno scenario un po’ più remoto ma non ancora del tutto scongiurato. Una cifra importante legata però a doppio filo a tutta una serie di condizioni severe, che danno filo da torcere in diversi cantoni, tanto che c’è chi parla ormai di una riformina, in barba all’originario piano visionario.
Tra le condizioni: gli impianti devono essere allacciati alla rete entro la fine del 2025. Quindi, nell’ottica di opere di questo tipo, il tempo stringe. Entro quella data inoltre dovranno fornire almeno il 10% della prestazione. Molti promotori di progetti, in particolare nei cantoni di montagna, sono intimoriti dal ritmo richiesto.
In secondo luogo, gli impianti devono avere una certa dimensione e produrre almeno 10 gigawattora all’anno (3’000 economie domestiche). Disposizioni che varranno finché non saranno prodotti al massimo 2 terawattora all’anno a livello nazionale. La Confederazione stimava qualche mese fa che da qui fino al 2025 saranno elaborati al massimo 200 progetti. Ma le condizioni sono severe e forse sarà necessario rivedere le ambizioni iniziali. Basti pensare a titolo di esempio a quanto successo poche settimane fa in Vallese, dove la popolazione in una votazione popolare ha respinto un’accelerazione delle procedure.
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