Il Movimento per il socialismo aveva annunciato battaglia dopo l’approvazione da parte del Gran Consiglio del progetto di riforma delle pensioni dei futuri membri del Governo, lo scorso 20 ottobre. Così è stato: lunedì, la formazione politica ha ufficialmente lanciato un referendum.
La riforma prevede che i ministri vengano affiliati alla cassa pensioni del cantone. I consiglieri di Stato pagheranno quindi i contributi, ma riceveranno un salario lordo più alto. Verranno inoltre a cadere i cosiddetti “vitalizi”, sostituiti con buonuscite e rendite ponte che variano in funzione dell’età e della carica dell'uscente.
Queste disposizioni non si applicano agli attuali membri del Governo, per i quali vale ancora la legge del 1963. "I ministri godranno dei vantaggi del vecchio sistema e avranno anche un aumento di stipendio di 30'000 franchi, che aumenterà la futura rendita di 20'000 franchi del loro vitalizio", sostiene Matteo Pronzini, deputato MPS.
"Inaccettabile"
"La decisione del Gran Consiglio è caduta in un momento economicamente e socialmente difficile per la popolazione", continua Pronzini. "Aumentare del 13% il salario lordo dei ministri è inaccettabile".
Il movimento non ha una controproposta. Non valeva la pena provare a intavolare discussioni per una riforma migliore, considerato che si hanno davanti almeno 10 anni di tempo? Secondo Pronzini, la risposta è negativa: "In politica bisogna essere coerenti. Noi abbiamo sempre detto di voler combattere i privilegi. Con questa legge, questi rimangono, di conseguenza noi facciamo referendum".
Il MPS è consapevole che non sarà facile trovare le circa 7’000 firme necessarie nel contesto attuale di pandemia. Inoltre, è solo: ufficialmente, nessun partito lo sostiene.
Pensioni, l'MPS lancia il referendum
Il Quotidiano 16.11.2020, 20:00