La commissione della Gestione ha firmato oggi, martedì, all'unanimità il progetto di riforma delle pensioni per i membri del Governo ticinese. In futuro i ministri saranno affiliati all'Istituto di previdenza del Cantone, come tutti i dipendenti dello Stato, e non godranno quindi più di un trattamento particolare.
L'attuale sistema pensionistico risale al 1963 e prevede il versamento di un vitalizio dal momento in cui un consigliere di Stato lascia la carica, indipendentemente dall'età. L'accordo raggiunto in commissione pone fine ad anni di discussioni e arriva dopo le quasi 8'000 firme dell'iniziativa popolare lanciata nel gennaio del 2019 dal partito socialista.
Con la riforma prevista, i futuri consiglieri di Stato guadagneranno come oggi circa 230'000 franchi netti. Il ministro che lascerà la carica otterrà una buonuscita se ha meno di 55 anni. Se ne ha più di 59, una rendita ponte fino alla pensione. Tra i 55 e i 59 anni, potrà scegliere tra le due opzioni.
L'ammontare dipenderà dagli anni in carica ma non potrà superare i 750'000 franchi per l'indennità di uscita, o i 133'000 franchi l'anno per quella ponte. La parola passa ora al Parlamento. Se approvata, la riforma porterà a una riduzione dei costi a carico dello Stato del 20-25%.
I consiglieri di Stato pagheranno la cassa pensione
Il Quotidiano 06.10.2020, 21:00