In Ticino sono 12’000 le persone che possono beneficiare della rendita invalidità. Negli ultimi due anni sono però emerse una decina di irregolarità, l’ultima, presunta, è finita in tribunale oggi, lunedì a Lugano. Una donna cittadina portoghese è accusata di false dichiarazioni nella compilazione di un formulario dell’assicurazione invalidità.
Il caso
La 63enne soffre da decenni di una grave forma di scoliosi, peggiorata in seguito a un intervento chirurgico non riuscito. Di professione cameriera, aveva assunto la gerenza di due ristoranti nel Luganese. Già nel gennaio del 2000 aveva ottenuto prestazioni AI per inabilità lavorativa al 100%, confermata da certificati medici. Tuttavia, l’imputata, come gerente, era spesso al ristorante, svolgendo mansioni tipiche di una cameriera, secondo il procuratore pubblico Daniele Galliano.
Di fatto dunque lavorava, contrariamente a quanto dichiarato sul formulario per ottenere le indennità. E lo aveva confermato anche la sorveglianza effettuata da una ditta investigativa l’anno scorso sull’arco di 13 giorni. L’imputata, da parte sua, ha ammesso che dava una mano al ristorante, con lavoretti leggeri: sparecchiava, prendeva le ordinazioni ai tavoli, faceva un po’ di amministrazione. “Mi faceva mentalmente bene”, ha dichiarato.
L’accusa
La donna è però accusata di truffa aggravata ai danni delll’AI per quasi 350’000 franchi sull’arco di 15 anni. A compilare il formulario destinato alla AI è stata aiutata dal suo socio, accusato a sua volta di complicità. A loro dire, il formulario non era chiaro, ma il giudice Amos Pagnamenta ha fatto notare che la donna aveva scritto di suo pugno che non lavorava. La difesa ha chiesto il proscioglimento per entrambi; l’accusa 16 mesi sospesi per la donna e sei per l’uomo pure sospesi per due anni La sentenza sarà comunicata nei prossimi giorni.