Cominciano a delinearsi meglio i contorni dell’inchiesta che ieri, martedì, ha portato in carcere quattro persone, tra cui un impiegato e un ex-impiegata dell’Ufficio cantonale della migrazione. La donna e il 27enne contestano ogni addebito. Il fratello, di 25 anni, ha invece ammesso di avere corrotto la coppia, consentendo (per lucro) a diversi cittadini stranieri di ottenere illecitamente un permesso di dimora in Ticino.
Precedenti penali
Il 25enne ha diversi precedenti penali (anche se di altra natura). Cittadino svizzero, d’origine kosovara ma cresciuto nella capitale, aveva creato un’impresa di costruzioni: la Aliu Big Team di Bellinzona, ora in liquidazione. La ditta non era mai stata operativa. Aveva funto unicamente da pretesto per il rilascio dei permessi in questione, ottenuti dal funzionario o acquistati da terzi. Il prezzo – ha dichiarato l’uomo - era di circa un migliaio di franchi l’uno. Si trattava di documenti fasulli. O meglio: di permessi già rilasciati ad altre persone, di cui si cambiava semplicemente, ad esempio, la fotografia. Il 25enne ha parlato di una ventina di casi in totale.
I passaporti falsi
C’è poi un secondo filone, al quale stavolta i due statali sembrerebbero estranei. È quello dei passaporti falsi. Passaporti di vari paesi dell’Unione Europea, confezionati all’estero, che servivano poi ad avviare una normale procedura.
Il finto impresario aveva già scontato sei mesi in Kosovo per un paio delle fattispecie imputategli. Contro di lui era rimasto pendente un ordine di cattura internazionale, che nelle scorse ore è scattato come il 25enne ha rimesso piede in Ticino. Al suo arresto sono immediatamente seguiti gli altri tre.
L’inchiesta, coordinata dal procuratore Antonio Perugini, è partita grazie a una segnalazione della responsabile della Sezione della popolazione. Sul caso si era a sua volta attivata Berna, anche sulla scorta di indicazioni ricevute dall’estero.
Francesco Lepori